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Il PNRR: sette domande per comprendere

Che cos’è il PNRR?

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è lo strumento del Governo Italiano per favorire e accelerare la ripresa dell’economia, dopo la crisi pandemica degli ultimi due anni. Il piano identifica una serie di progetti di investimento per i quali si potranno usare i finanziamenti destinati all’Italia dei fondi europei del programma del Next Generation UE (191,5 miliardi, di cui 71 a fondo perduto), oltre a fondi aggiuntivi nazionali per circa 55- 56 miliardi di euro.

Come  è strutturato il PNRR?

Il Piano ha l’obiettivo di accelerare lo sviluppo dell’economia tramite la transizione energica, la trasformazione digitale e la realizzazione di grandi opere. Si articola in sette aree:

  1. Rivoluzione verde e transizione ecologica;
  2. Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura;
  3. Istruzione e ricerca;
  4. Infrastrutture per la mobilità sostenibile;
  5. Salute;
  6. Inclusione e coesione;
  7. A altre opere specifiche.

Quali sono i principali progetti del PNRR?

Riforma della burocrazia e della Pubblica Amministrazione; riforme della Giustizia, in primis il processo civile; sviluppo della produzione ed utilizzo delle energie rinnovabili (eolico, fotovoltaico, idrico); realizzazione di opere infrastrutturali per i trasporti e la mobilità (ferrovie Alta velocità e  tradizionali, metropolitane e trasporti locali, strade ed autostrade); interventi nell’edilizia scolastica e degli ospedali; misure per favorire l’occupazione femminile e quella giovanile delle aree disagiate.

Come si è arrivati al PNRR?

Il Piano è il frutto delle nuove regole europee in materia di finanza pubblica che prevedono il superamento temporaneo delle logiche restrittive dei criteri del  “Fiscal Compact”, approvato nel 2012.

La crisi pandemica del 2020-2021 ha evidenziato i limiti delle norme rigide del Fiscal Compact per la gestione di situazioni emergenziali. Si è quindi deciso di sospendere il Patto di Stabilità fino al 2024, garantendo agli Stati dell’Unione Europea maggiore flessibilità nella gestione della spesa pubblica, maggiori opportunità di effettuare investimenti strutturali.

Già nel passato c’erano state deroghe al Patto di Stabilità, per situazioni specifiche ed emergenziali: ad esempio nel 2015, a seguito del sisma che ha colpito alcune aree dell’Italia centrale, il Governo Italiano fu autorizzato ad escludere i costi della ricostruzione dal calcolo dei limiti imposti dal Patto di Stabilità. La prospettiva di oggi è completamente diversa perché riguarda tutti i Paesi membri dell’Unione Europea, e non è limitata a situazioni specifiche e contingenti.

Chi guida la realizzazione del Piano?

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi, con la sua autorevolezza riconosciuta  anche all’estero, ha assunto la guida del Piano. Dal punto di vista operativo, il Premier ha costituito una cabina di regia, con i Ministri e le strutture dei Ministeri interessatati dai progetti specifici.

Per l’Italia è l’ultima chiamata?

Il nostro Paese ha bisogno di crescita, di maggiore produttività, ovvero di essere modernizzato tramite riforme ed opere. I Fondi del Piano sono una opportunità unica per favorire questo percorso, a condizione che le somme siano impiegate in progetti di sviluppo. Il giornalista Stefano Cappellini di La Repubblica ha fatto giustamente notare come questa sia un’ultima chiamata per il nostro Paese: “… è l’ultima chiamata, quella dell’ora o mai più perché se dopo un Pandemia, dopo 140.000 mila morti, dopo 4 milioni di aziende fallite o che stanno fallendo, o imprenditori falliti o che stanno boccheggiando, oppure che si sono purtroppo tolti la vita, per colpa della crisi economica-finanziaria e poi quella sociale. O l’Italia mette in campo la voglia di fare, di creare, di vivere, di volare, di essere ambiziosi, di credere nel futuro ecc… oppure sarà tutto debito inutile per le generazioni che verranno”.

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