Attualità

Carceri minorili: la vita tra reclusione e speranza

Le carceri minorili, che in Italia prendono il nome di Istituti Penali per Minorenni (IPM), sono dei luoghi di reclusione destinati alla restrizione di minori. Al loro interno vengono detenuti tutti quei giovani che abbiano commesso un reato tra i 14 e i 17 anni, ma anche ragazzi maggiorenni che, se reclusi prima del 18esimo compleanno, restano nell’IPM fino ai 25 anni. L’obiettivo di queste strutture è quello di rieducare i minori ad un reinserimento nella società, spesso tramite attività di formazione gestite da mediatori culturali, volontari, insegnanti, istruttori e animatori. 

Un po’ di dati

Ad oggi, dei 17 istituti penali minorili presenti nella penisola italiana, 10 sono nel Mezzogiorno (con particolare riferimento alla Sicilia, dove si trova quasi la metà degli istituti). Inoltre, su un totale di 375 minori e giovani adulti detenuti, il 57,1% sono italiani, il 42,9% stranieri, il 93,9% maschi e il 6,1% femmine. L’istituto che ospita più detenuti è quello di Nisida, in provincia di Napoli, con 41 reclusi (di cui 36 ragazzi e 5 ragazze). 

Il vero io dei detenuti

Disagio, malessere e senso di rivalsa: sono queste le tre principali ragioni che spingono un adolescente a compiere un reato. Spesso i giovani detenuti provengono da ambienti familiari difficili, in cui molte volte mancano le figure di riferimento. Ci sono poi situazioni in cui i ragazzi, proprio per compensare la mancanza di una guida (come un genitore), decidono spontaneamente di entrare a far parte di organizzazioni criminali (non necessariamente per bisogno di soldi, più per un bisogno di riconoscimento e di appartenenza a un gruppo). Nella fase adolescenziale, infatti, i ragazzi sviluppano un forte desiderio di indipendenza che può sfociare nell’esigenza di affermare sé stessi sfidando volontariamente le regole e la legge. Alla base di tutto, dunque, c’è un forte senso di sofferenza, insoddisfazione e turbamento. Ed è proprio questo che, probabilmente, andrebbe in molti casi tenuto a mente: la maggior parte di questi ragazzi non commette reati perché ha una cattiveria innata, ma semplicemente perché non ha avuto modo di crescere in un ambiente favorevole. Non si tratta, pertanto, di soggetti che devono essere puniti, ma di persone da recuperare e salvare grazie al supporto di specifiche figure di riferimento. 

La funzione degli IPM

La vita all’interno delle carceri minorili prevede attività di rieducazione mirate alla riabilitazione dei detenuti nella società. A questo scopo sono fondamentali gli educatori penitenziari, figure istituite nel 1975, anno in cui i detenuti smisero di essere visti come malati da curare, ma piuttosto come persone da responsabilizzare e da reinserire all’interno della comunità. La presenza di un educatore o di uno psicologo, è davvero indispensabile per il processo di crescita dei detenuti: grazie a queste figure chi si trova in carcere può essere guidato verso una riscoperta dei propri valori, delle proprie capacità e potenzialità. Gli educatori sono la speranza, sono il mezzo tramite il quale ottenere un’altra possibilità. Tutto questo, però, non sarebbe possibile senza le molteplici attività di rieducazione presenti nelle strutture carcerarie: attività scolastiche e di formazione professionale, occupazioni ludico-sportive all’aperto, laboratori artistici, musicali e culinari. Particolarmente efficaci sono inoltre le attività di gruppo, quelle maggiormente promosse, perché insegnano ai ragazzi come creare relazioni basate sulla fiducia, senza usare la violenza.

Risulta chiaro, dunque, come la vita all’interno delle carceri minorili sia in realtà molto distante da quello che è lo scenario collettivo che i cittadini italiani tendono ad immaginare: dietro le sbarre delle celle, infatti, non ci sono degli assassini o dei ladri spietati, ma soltanto dei ragazzi fragili che hanno commesso degli errori e che cercano il miglior modo possibile per riparare ad essi.

Elisa Siglioccolo

Studentessa di giornalismo a tempo pieno. Amante della fotografia, dei libri e dei viaggi. Scrivo per raccontare la bellezza che vedo nel mondo.

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