Allenare il pensiero positivo: perché cominciare subito
Il mondo è sempre stato diviso in due categorie di persone: gli ottimisti e i pessimisti. Nell’immaginario comune una linea netta divide coloro che vedono il bicchiere mezzo pieno da coloro che invece lo vedono sempre mezzo vuoto. Due approcci diametralmente opposti, fatti risalire all’indole che ciascuno di noi inizia a sviluppare a partire dalla nascita. “È questione di carattere”, dicono. In questo modo la tendenza ad essere pessimisti sembrerebbe una condanna, un labirinto senza via d’uscita. Ma se non fosse così? E se invece fosse possibile imparare a praticare il pensiero positivo?
La palestra del pensiero positivo
Ebbene, si può imparare a pensare positivo proprio come si apprende ad andare in bicicletta, a risolvere un’equazione matematica, a praticare un nuovo sport. È tutta questione di esercizio.
Infatti non tutti sanno che il cervello si può allenare proprio come se fosse un muscolo, stimolando la produzione dei neuro-recettori della positività, che lo nutrono e lo abituano gradualmente al pensiero positivo.
Viceversa, la costante adozione di un approccio negativo e disfattista innesca la produzione di cortisolo, un ormone dannoso per il nostro organismo che – al contrario – allena il cervello a secernere neuro-recettori negativi.
L’ottimismo come miglior medicina
Per di più, numerose evidenze scientifiche hanno dimostrato una correlazione diretta tra ottimismo e potenziamento del sistema immunitario. Tra i vari studi, una ricerca pubblicata su Psychological Bulletin ha rilevato che le persone che coltivano un’attitudine positiva tendono non solo a prevenire meglio l’insorgenza delle malattie, ma anche a gestirle in modo più efficace. Infatti, i pazienti che adottano un atteggiamento positivo tendono a recuperare più rapidamente dopo interventi chirurgici o trattamenti medici, grazie a una maggiore capacità di tollerare il dolore, affrontare lo stress e seguire con costanza le terapie prescritte. Inoltre, uno studio della Harvard T.H. Chan School of Public Health ha evidenziato che le persone ottimiste tendono anche ad avere un’aspettativa media di vita più lunga.
Risvolti generazionali
È interessante sapere che allenare il cervello a riconoscere e vivere emozioni positive non beneficia solo il singolo, ma agisce a livello generazionale: la capacità di percepire consapevolmente uno stato di felicità e l’attitudine a trarre il positivo dagli avvenimenti quotidiani potrebbero essere quindi il risultato di un’eredità trasmessa dai nostri antenati.
Una ricerca condotta a livello genetico su discendenti di sopravvissuti ai campi di concentramento ha evidenziato una diminuzione di recettori cerebrali deputati alla gestione delle emozioni rispetto a chi non ha ereditato quel tipo di trauma. Ciò conferma quanto l’ambiente e le esperienze vissute possano influenzare in modo duraturo la struttura e il funzionamento del nostro cervello.
Allenare la mente al pensiero positivo non è quindi solo un atto di cura verso noi stessi, ma anche un gesto di responsabilità verso chi verrà dopo di noi.
Come allenare il pensiero positivo?
Allenare il pensiero positivo non significa ignorare le difficoltà e vivere in un’illusione fiabesca, ma sviluppare la capacità di guardare alle situazioni con fiducia, calma e apertura. Come ogni abilità mentale, anche questa richiede esercizio e costanza. Questi potrebbero essere alcuni consigli per iniziare:
- Concentrarsi sulla cura di sé, sul proprio benessere fisico e mentale. “Mens sana in corpore sano”, scriveva Giovenale: sin dagli albori dei tempi è nota l’interconnessione profonda che lega corpo e mente. Uno stile di vita sano (che includa alimentazione equilibrata, movimento, riposo adeguato e tempo per sé) è la base per uno stato mentale sereno e aperto alla positività. Quando ci trattiamo con rispetto, il nostro cervello risponde producendo neurotrasmettitori legati al benessere, come la serotonina e la dopamina.
- Chiudere gli occhi e immergersi in pensieri rilassanti. Quando percepiamo di essere stressati, arrabbiati o tristi è importante fermarsi, ritagliarsi qualche minuto per chiudere gli occhi e pensare a qualcosa che ci faccia stare bene, allontanando in questo modo i pensieri negativi.
- Scrivere un diario della gratitudine. Si tratta di un esercizio che consiste nel prendersi del tempo ogni sera per pensare alla giornata appena trascorsa e individuare almeno tre cose (anche se apparentemente banali) per cui sentirsi grati. Questa attività consente di spostare l’attenzione su ciò che già c’è di positivo nella propria vita.
- Cambiare prospettiva. Come ci insegna il Professor Keating nell’Attimo Fuggente quando invita i suoi studenti a salire sui banchi, a volte è sufficiente guardare le cose da un’angolazione diversa per ridimensionare i problemi.