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Delitto Mollicone, un giallo rompicapo

Chi ha ucciso Serena Mollicone, la diciottenne scomparsa ad Arce, in provincia di Frosinone, il primo giugno del 2001 e ritrovata senza vita due giorni dopo nel territorio di Fontana Liri? La domanda è ancora senza risposta, ma un verdetto, sia pure probabilmente non definitivo, arriverà dalla Corte di Assise di Appello di Roma, dove è in corso il processo di secondo grado per un delitto diventato un vero e proprio giallo rompicapo.

L’inchiesta

La giovane studentessa sparì da Arce dopo aver fatto una visita medica. Il suo corpo fu ritrovato due giorni dopo, coperto da rami e foglie, con le mani e i piedi legati e la testa avvolta in un sacchetto di plastica, vicino al paese, in un boschetto che ora prende il suo nome, “Fonte Serena”. L’autopsia rivelò che la causa della morte fu il soffocamento, ma che la ragazza aveva anche subito un colpo alla testa e presentava altri segni di violenza. Le indagini si concentrarono subito su alcune persone, che furono interrogate e sottoposte a perquisizioni. Tuttavia, nessuna prova concreta emerse contro di loro e il caso rimase senza colpevoli. Nel 2006 una svolta clamorosa: il padre di Serena, Guglielmo Mollicone, che da anni si batteva per ottenere giustizia, ricevette una lettera anonima che indicava come responsabili dell’omicidio alcuni carabinieri della stazione di Arce, tra cui il comandante Franco Mottola, la moglie Anna Maria e il figlio Marco. I Mottola, accusati di omicidio, furono rinviati a giudizio insieme a due carabinieri, uno imputato di concorso esterno in omicidio, l’altro del reato di favoreggiamento.

Il processo di primo grado e le reazioni

Il processo si aprì nel 2019 e si concluse nel luglio 2022 dopo 46 udienze con sentenza di assoluzione di tutti gli imputati. Secondo i giudici infatti gli indizi non erano sostenuti da prove. La sentenza scatenò la rabbia e lo sdegno dei familiari di Serena e di molti cittadini, che protestarono in aula e fuori dal tribunale chiedendo verità e giustizia per la giovane. Il padre di Serena, Guglielmo Mollicone, morì pochi giorni dopo la sentenza, il 18 luglio 2022, stroncato da un infarto.

Il processo d’appello e le nuove testimonianze

La sentenza di primo grado è stata impugnata dalla Procura di Cassino ed è ora in corso a Roma il processo di secondo grado. I giudici romani, nella prima delle udienze previste, hanno dato il via libera alla riapertura del processo accogliendo la richiesta avanzata dall’accusa che ha sollecitato l’ascolto di 44 testimoni ritenuti “indispensabili”. La Corte ha quindi deciso di partire dai consulenti, ed è stata ascoltata l’anatomopatologa Cristina Cattaneo, la quale ha dichiarato che la morte di Serena Mollicone forse poteva essere evitata. La sua, infatti, è stata una lunga agonia durata quasi dieci ore, terminata per asfissia dovuta all’imbavagliamento. Cattaneo ha aggiunto anche che Serena Mollicone, prima di morire, ha avuto un trauma cranico senza sanguinamento, colpo compatibile con un buco trovato nella porta della foresteria della caserma dei carabinieri di Arce. 

Nelle prossime udienze saranno ascoltati altri testimoni. La sentenza di secondo grado arriverà verosimilmente nei primi mesi del prossimo anno, e allora sarà stato scritto un altro capitolo, probabilmente non l’ultimo, del giallo rompicapo di Arce.

Ludovica Marcucci

Studentessa di giornalismo con passione per lo sport e la cronaca nera. Determinata e costante, amo viaggiare e raccontare le storie che più mi hanno colpita.

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