Cultura

Arte e politica, un caso la mostra di Tolkien

Dallo scorso 16 novembre c’è una mostra temporanea a Roma, alla Galleria Nazionale di Arte Moderna, che ha sollevato un enorme polverone: “Tolkien. Uomo, Professore, Autore”. A cinquant’anni dalla sua scomparsa, la mostra racconta il percorso umano e professionale di John Ronald Reuel Tolkien, maestro della letteratura fantasy.

Perché tanto clamore per una mostra?

La mostra romana su Tolkien è diventata un caso culturale e politico per la presenza entusiasta della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Assieme a lei il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, sottolinea la loro passione per l’autore britannico e per la narrativa fantasy (passione peraltro condivisa con i compagni di partito). Questo evento ha scatenato l’ira dei fan più affezionati dello scrittore, che hanno rivendicato una posizione super partes di Tolkien, e non un patrimonio della destra. Ma da dove arriva l’associazione tra Tolkien e la destra italiana?

Italia anni ’70 e i Campi Hobbit

In Italia Tolkien inizia a riscuotere successo negli anni ’70, con l’uscita della prima traduzione italiana del Signore degli Anelli. Questa pubblicazione avvenne in un momento storico e politico particolarmente difficile per il nostro Paese. Un momento in cui, in particolare, le nuove leve del Movimento Sociale Italiano, non riconoscendosi più nei valori del vecchio partito, cercavano una nuova identità politica e nuovi riferimenti culturali. Con l’arrivo nelle librerie italiane del romanzo Il Signore degli Anelli, i giovani militanti trovarono uno schema di tradizioni e ideali cui fare riferimento. Arrivarono a identificarsi nella figura più semplice della storia: gli hobbit, personaggi dal cuore nobile e dai forti valori quali l’amicizia, la fratellanza, la solidarietà. Nacque così una rivoluzione culturale all’interno del movimento, fatta dai giovani per i giovani, promossa attraverso convegni, feste e incontri dedicati a temi diversi. Agli hobbit si ispirarono in particolare i cosiddetti “Campi Hobbit”, raduni giovanili organizzati dal Fronte della Gioventù. Il primo fu organizzato nel 1977, a Montesarchio, come risposta agli eventi organizzati dalle formazioni politiche di sinistra. A quel punto, le voci giunsero fino al MSI, che iniziò ad interessarsi all’evento, di cui ne venne colto il potenziale comunicativo politico.

Gli anni ’90 e la tolkienizzazione del linguaggio politico

Dopo l’esperienza dei Campi Hobbit e la divisione del Fronte della Gioventù, la tolkienizzazione del linguaggio della destra italiana subì una profonda trasformazione. Negli anni ’90 le riflessioni sull’autore divennero per lo più dottrinarie, quasi esoteriche. Si passò quindi da una lettura più profonda e intellettuale degli anni Settanta a una mainstreamizzazione, che semplificò la lettura della storia (per fini politici), spesso a scapito dei valori più profondi espressi dall’autore britannico. Infatti, seppur dichiaratamente conservatore, Tolkien non ha inventato il suo mondo fantastico per veicolare un messaggio politico, ma per raccontare una storia che fa presagire un tragico epilogo, ma che invece si conclude con un lieto fine: il male viene sconfitto, il bene trionfa, tutto riacquista un ordine e un equilibrio. Un lieto fine da leggere come un riscatto dell’umanità, una fiducia da parte di Tolkien nei confronti dell’uomo. Proprio come quella giovane corrente americana che aveva fatto del Signore degli Anelli la sua “bibbia degli hippies”, così anche i giovani italiani di destra trovarono nell’opera di Tolkien un punto di riferimento, un immaginario di riferimento dal forte apparato simbolico.

Tolkien: vita, passioni, opere

Nato nel 1892 in Sudafrica (ma da genitori inglesi), Tolkien visse un’infanzia difficile e dolorosa che lo portò presto a scoprire le sue due più grandi passioni: la lettura e la natura. Partecipò alla Prima Guerra Mondiale, combattendo anche nella Battaglia delle Somme: un’esperienza dolorosa che lasciò in Tolkien profonde cicatrici e che si riflesse in parte nel mondo del Signore degli Anelli, nei suoi demoni e nei suoi eroi. Dopo il congedo dall’esercito, Tolkien si dedicò agli studi linguistici e filologici, diventando professore di Lettere all’università di Leeds. Nel 1937 venne pubblicato Lo Hobbit. Il libro riscosse grande successo tanto che Tolkien, su richiesta dell’editore, sviluppò il mondo immaginario della Terra di Mezzo che diede vita al Signore degli Anelli, pubblicato in tre volumi: La Compagnia dell’Anello (1954), Le Due Torri (1955) e Il Ritorno del Re (1955). Dopo la sua morte, uscì postumo Il Silmarilliom, iniziato a scrivere nel 1917 e rimasto incompiuto.

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Isabella Pezzi

Romagnola per scelta, studentessa per sbaglio: cerco di sopravvivere con un asciugamano nello zaino e una guida con scritto "Niente Panico!".

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