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Napoleon: il film kolossal che rende piccolo Napoleone

Napoleone è un personaggio storico e, nello stesso tempo, una figura epica, che lui stesso si impegnò in modo consapevole a creare. Entra di diritto nel novero dei grandi condottieri della storia, insieme ad Alessandro Magno, Cesare, Gengis Khan, Annibale.
Eppure nel nuovo film di Ridley Scott Napoleone non viene rappresentato come un dio, ma come una figura meschina, quasi grottesca, a tratti infantile.

In Francia un successo, ma con tante critiche

Ci si potrebbe chiedere cosa ne pensino i francesi di questa rappresentazione “sminuente” del loro eroe nazionale. Ma alle pessime recensioni della critica francese (per fare un esempio, Le Figaro ha definito Napoleon “La storia di Barbie e Ken sotto l’Impero”), Ridley Scott ha risposto con una frecciatina avvelenata: “I francesi non piacciono neanche ai francesi”. Eppure in Francia, malgrado le polemiche, il film è stato un enorme successo al botteghino, quindi vai a capire come funzionano le cose.
Vero è che se l’intento del film era quello di descrivere il lato umano di uno dei più grandi, Napoleone senza l’aura di Napoleone è una rappresentazione in qualche modo monca, incompleta.
Pure in Guerra e Pace di Tolstoj la figura del condottiero viene sicuramente smitizzata (in una delle scene lo vediamo, intento alla propria toilette, volgere “la grossa schiena […] alla spazzola con la quale un cameriere gli strofinava il corpo”). Ma, nonostante tutto, Napoleone rimane comunque l’eroe superiore agli umani: c’è chi ne è affascinato, chi scettico, chi disilluso. Alla fine sarà sconfitto, ma rimane Napoleone. Mica uno qualunque.

Il Napoleone di Ridley Scott

Invece il Napoleone di Ridley Scott – uno stupefacente Joaquin Phoenix – sembra quasi imperatore per caso. Trema al primo assalto, è spesso in lacrime, grugnisce per dimostrare affetto alla moglie, con cui fa l’amore sotto il tavolo della colazione.
Ma non bisogna fraintendere: Napoleon è un film bellissimo, si rimane incantati: i costumi, le immagini, le scenografie.
Le scene di battaglia – per quanto, lo si deve sottolineare, storicamente imprecise – sono grandiose e spettacolari, sebbene non vengano risparmiati allo spettatore dettagli anche molto cruenti e quasi splatter (cavalli squartati, essere umani tranciati da spade).
Tutto sommato, si tratta di un film kolossal strepitoso, uno spettacolo hollywoodiano pronto per essere consumato dagli spettatori di tutto il globo. Un film per tutti, popolare, e – ahia questo aggettivo – commerciale.

Guerra e amore al centro del film

Al centro del film due temi principali: la guerra e l’amore (e cosa c’è di più commerciale di questi temi?).
Il grande amore dell’empereur è Giuseppina, interpretata da una fantastica Vanessa Kirby, nella realtà storica più vecchia di Napoleone di sei anni.
La loro è una storia d’amore forte, sebbene a tratti talmente ripetitiva che si accoglie con sollievo il passaggio dalle scene familiari ai bagni di sangue delle battaglie. Le stesse dinamiche: litigi da telenovela e lettere strappalacrime, tradimenti (reali o immaginari) di lei, per i quali il condottiero è disposto a prendere la prima nave e tornare in patria (campagna d’Egitto o esilio a Sant’Elena a parte). Al centro della loro storia ci sono i tentativi di concepire un erede e alla fine il sofferto divorzio per garantire un successore al trono. L’amore per la Francia di Napoleone finisce per superare pure quello per Giuseppina.
Non vi sono dubbi su quanto questa sia una storia d’amore struggente, ma alla fine si rimane sempre un po’ distanti.
Perché sembra difficile entrare nella storia, empatizzare, non emozionarsi neanche un po’ guardando questo film? La verità è che Napoleone sembra più che altro una macchietta, piuttosto che un eroe complesso e contraddittorio. Se Napoleone è qui ritratto in tutta la sua umanità, dove sta l’introspezione, le contraddizioni dell’animo umano? Il film sembra mancare di profondità.
Ci troviamo di fronte un uomo corrucciato, sull’orlo delle lacrime (mancano solo i piedi sbattuti per terra), che urla al generale inglese: “Vi credete migliori solo perché avete le navi!!”.
Il risultato è un film senz’altro magistrale, una notevole esperienza estetica, ma che allo stesso tempo rimane superficiale.
Vale allora la pena andare a vederlo? Sì, soprattutto se siete inglesi e provate dentro di voi un qualche desiderio di rivincita nei confronti della grandeur francese e del loro imperatore.

Laura Iannello

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