Cultura

Le “Faccende complicate” di Valerio Lundini

È trascorsa una settimana dall’uscita, su Rai Play, delle ultime quattro puntate di “Faccende complicate”, il nuovo programma di Valerio Lundini, autore e scrittore romano che fa della comicità il mezzo migliore per interagire con la realtà.

 Al contrario di “Una pezza di Lundini”, programma che lo ha reso noto al grande pubblico, in “Faccende complicate” l’autore ha preferito uscire dallo studio televisivo e interfacciarsi con persone comuni che, però, vivono in contesti di vita inusuali, tanto da apparire, a seconda dei casi, più o meno “complicati”. 

Perché è difficile capire di cosa si tratta?

Nonostante siano state pubblicate molte interviste in cui l’autore spiega la genesi e il contenuto del programma, è difficile capire esattamente di che cosa si tratti. 

In una recente intervista Lundini ha dichiarato che “sono delle avventure, dei reportage su delle realtà esistenti e delle situazioni che vengono poi generate da incomprensioni tra me e il mondo che vado a visitare”. 

Il problema nasce soprattutto dal contrasto tra la realtà e la singolare comicità di Lundini che, come sostengono in molti, agisce su due binari: il reale e il surreale. In ogni episodio, infatti, questi due aspetti sembrano fondersi, a tal punto da spingere a chiedersi che cosa stiamo guardando. Si ha la sensazione di ridere, accompagnati da un costante ma sottile sottofondo drammatico, che rende difficile inquadrare il prodotto all’interno di un genere televisivo conosciuto. 

Subentra allora la soggettività di chi guarda per cercare di risolvere questo dubbio, ma che è anche una grande opportunità per avanzare un’ipotesi che trascenda, per quanto possibile, l’essenza del programma. 

“Faccende complicate” con cui abbattere i pregiudizi

Le “faccende complicate”, raccontate nel corso delle puntate, non trasmettono alcun messaggio, non hanno alcun intento morale, politico o sociale. Intendono solamente mostrarsi per quello che sono, prima che qualcuno possa vestirle di un giudizio personale legato a specifici ideali o visioni della vita

Lundini si preoccupa solo di far ridere le persone coinvolte e il pubblico a casa, creando un’atmosfera attraversata da una stranezza che riesce a farci vedere come persone normali persone spesso considerate esclusivamente come vittime, colpevoli o fuori di testa. 

L’assenza di un pregiudizio nell’interazione con i protagonisti di ogni episodio aggiunge una componente di “normalità” che ci permette, paradossalmente, di essere meno lontani, di avvicinarci non ad una verità oggettiva ma a dei punti di vista. E sono proprio questi punti di vista, vero filo conduttore del programma, a trasportarci in un mondo distante dal nostro, ma nel quale sappiamo riconoscere l’alterità dell’altro non come buona o cattiva, ma semplicemente come “diversa”. 

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