Emergency: trent’anni di cure e aiuti senza confini
“Curiamo una persona ogni minuto. Dal 1994”: così recita lo slogan di Emergency, nota associazione umanitaria italiana e ONLUS (organizzazione non lucrativa di utilità sociale), che oggi compie trent’anni. Fondata a Milano il 15 maggio del ‘94 dal medico e attivista Gino Strada, insieme alla moglie Teresa Sarti, il suo obiettivo principale è quello di offrire cure medico-chirurgiche gratuite e di alto livello alle vittime di guerra.
Nel corso degli anni Emergency ha curato più di dodici milioni di persone, in oltre venti paesi. Nel 1999 ha acquisito lo status di ONG (organizzazione non governativa), e dal 2015 fa parte del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) come associazione in “Special Consultative Status”.
Il lavoro di Emergency
Il primo intervento sul campo è stato realizzato da Emergency nel 1994, in Ruanda. Una missione di circa quattro mesi che ha visto il totale rinnovamento del reparto di chirurgia dell’ospedale di Kigali e il lavoro di un team chirurgico che ha operato oltre seicento vittime di guerra. Quella in Ruanda è stata la prima di molte spedizioni umanitarie. Tra i progetti più significativi va senz’altro ricordato l’intervento nella Repubblica Centrafricana, iniziato nel 2009, che ha portato all’apertura del Centro Pediatrico a Bangui (la capitale), diventato struttura di riferimento del sistema sanitario centrafricano per l’assistenza gratuita ai bambini e alle loro madri. Straordinario anche il lavoro condotto in Iraq, a partire dal 1996, dove sono stati costruiti una serie di centri chirurgici per curare le vittime delle mine antiuomo.
Una delle ultime attività è stata avviata per prestare soccorso e assistenza ai cittadini ucraini a seguito dello scoppio del conflitto con la Russia nel febbraio del 2022. Emergency è riuscita ad inviare diversi farmaci ospedalieri alle zone colpite; in Moldavia, attraverso degli ambulatori mobili (politruck), ha inoltre fornito assistenza a coloro che fuggivano dall’Ucraina. Mentre in Italia sono nati diversi programmi per l’accoglienza dei profughi in fuga; ad esempio, a Milano, è stato garantito un costante supporto alimentare alle famiglie ospitate nelle diverse zone della città e l’attivazione di corsi gratuiti di lingua italiana (in collaborazione con l’associazione no profit “NoWalls”).
“Portò vita dove la guerra voleva morte”
Così ha dichiarato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, subito dopo aver appreso la tragica notizia della morte di Gino Strada. Nato a Sesto San Giovanni il 21 aprile del 1948, Strada si è laureato in medicina e chirurgia presso l’Università Statale di Milano e, dopo tanti anni di studio fuori dall’Italia, ha deciso di lavorare sul campo con la Croce Rossa di Ginevra, andando a operare nei paesi più in difficoltà. Nel 1994, insieme alla moglie e ad alcuni colleghi, ha fondato Emergency.
L’associazione ha operato in prima linea sia in Ruanda che in Afghanistan, dove è rimasta per circa sette anni curando migliaia di vittime. Da lì in Sudan, dove Emergency ha lavorato per l’apertura del Centro Salam di cardiochirurgia; successivamente, nel 2014, in Sierra Leone, durante l’emergenza causata dall’ebola.
Gino Strada ha spesso assunto posizioni critiche di fronte ai governi italiani che si sono succeduti negli anni, specie verso quelli che hanno messo in campo azioni di sostegno alle guerre o che hanno adottato politiche di respingimento dei migranti. Nel corso della sua vita, Strada ha ricevuto numerose onorificenze, e nel 2015, “per la sua grande umanità”, gli è stato conferito il “Right Livelihood Award” (comunemente conosciuto come il “Premio Nobel alternativo”), il riconoscimento che viene consegnato a coloro che “offrono risposte pratiche ed esemplari alle maggiori sfide del nostro tempo”.
Strada è morto, improvvisamente, a Honfleur (in Francia), il 13 agosto 2021, dopo aver sofferto di problemi cardiaci.
“I diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini, proprio di tutti, sennò chiamateli privilegi”; “Io non sono pacifista. Io sono contro la guerra”: è con frasi come queste che viene ricordata la sua memoria.