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Il cuore della storia è sempre una madre

La Festa della Mamma, prevista nel calendario moderno, non è un’invenzione recente né esclusivamente commerciale, come a volte si pensa. Al contrario, si tratta di una ricorrenza con radici antichissime, che ha assunto forme e significati diversi nel corso dei secoli, fino a diventare oggi un momento simbolico per celebrare la figura materna in tutte le sue sfumature: biologica, affettiva, sociale, culturale.

Un culto che nasce con la civiltà

Il primo nucleo di quella che oggi è la Festa della Mamma va ricercato nei riti religiosi delle antiche civiltà mediterranee, in particolare quella greca e quella romana. In Grecia, durante il mese di marzo, si celebravano feste in onore di Rea, la madre degli dei dell’Olimpo, venerata come simbolo di fertilità, potere generativo e protezione. La madre era vista come forza cosmica legata ai cicli della natura e della vita. Analogamente, a Roma, si celebrava la Megalesia, festività in onore di Cibele, la Magna Mater, dea madre per eccellenza. Le celebrazioni includevano processioni, musiche e offerte nei templi, e costituivano una forma di ringraziamento per la vita e la fertilità, in un’epoca in cui la maternità era considerata sacra e indispensabile per la sopravvivenza della comunità. Queste feste, pure se religiose, erano anche momenti collettivi di riconoscimento del ruolo femminile nella continuità della vita. La madre non era solo colei che dava la vita, ma anche una figura sacra e simbolo dell’ordine naturale.

Dal culto alla commemorazione familiare

Nei secoli successivi, in particolare durante il cristianesimo medievale, la festività era legata alla maternità della Madonna “Madre di Dio”, titolo attribuito a Maria nel V secolo durante il concilio di Efeso del 431 D.C. La festa di Maria era in un certo senso la festa di tutte le mamme che ci proteggono incondizionatamente con docile e materna cura.

In Inghilterra, a partire dal XVI secolo, si affermò il Mothering Sunday, celebrato la quarta domenica di Quaresima. Non si trattava ancora di una festa in senso stretto della madre biologica, ma piuttosto di un ritorno alla Madre Chiesa. I fedeli erano incoraggiati a visitare la chiesa dove erano stati battezzati, e approfittavano dell’occasione per tornare a casa a far visita alle proprie madri, spesso portando piccoli regali o dolci. Fu una tradizione radicata nelle classi popolari, quando i domestici e i lavoratori vivevano lontano dalle famiglie. Quel giorno, concesso come libera uscita, divenne uno dei pochi in cui madri e figli potevano riabbracciarsi, rinsaldando legami affettivi e spirituali.

La rinascita moderna negli Stati Uniti

La svolta contemporanea arrivò negli Stati Uniti all’inizio del XX secolo, grazie a una donna: Anna Jarvis. Figlia di Ann Reeves Jarvis, attivista sociale impegnata nell’assistenza sanitaria durante e dopo la Guerra Civile americana, Anna crebbe in un contesto fortemente influenzato dal valore del servizio e della maternità. Alla morte della madre, nel 1905, Anna si fece promotrice di una campagna per l’istituzione di una giornata nazionale dedicata alle madri, come modo per riconoscere pubblicamente il loro sacrificio, la loro dedizione e l’amore incondizionato che offrono. La prima celebrazione si tenne nel 1908 nella sua città natale, Grafton (West Virginia), e attirò subito grande attenzione. Nel 1914, il presidente Woodrow Wilson firmò la proclamazione ufficiale del Mother’s Day come festa nazionale. Venne scelta la seconda domenica di maggio, mese in cui era morta la madre di Anna. Lo scopo della festa era chiaro: onoring the best mother in the world-your own, come recitava uno degli slogan dell’epoca.

La diffusione in Italia

La festa si diffuse rapidamente anche in Italia, dove ebbe un doppio percorso. Negli anni ’30 fu celebrata in alcune località come giornata della “madre e del fanciullo”, sotto l’influenza della retorica fascista che esaltava la figura materna in chiave patriottica. Si trattava di un’occasione per elogiare e premiare le madri più prolifiche d’Italia, nell’ottica di favorire la crescita demografica, combattere la mortalità infantile e crescere braccia e cervelli da affidare al regime. Solo nel dopoguerra, nel clima di rinascita sociale e democratica, assunse un significato più affettivo e privato, svuotato dei significati politici che aveva assunto nel ventennio fascista. Nel nostro Paese la festa della mamma fu celebrata per la prima volta nel 1956 da Raul Zaccari, sindaco di Bordighera (Imperia) nel teatro cittadino. Iniziativa analoga un anno dopo: don Otello Migliosi, un sacerdote del borgo di Tordibetto ad Assisi, scelse un giorno del maggio 1957 per celebrare la madre nel suo valore religioso. Il disegno di legge per istituire ufficialmente la festa, presentato al Senato nel 1958, suscitò un acceso dibattito, ma la celebrazione prese ugualmente piede in via informale, fino a essere fissata ogni anno per l’8 maggio. Una data che rimase tale fino all’inizio del nuovo millennio quando, soprattutto per motivi commerciali, la ricorrenza divenne “mobile” e fu spostata alla seconda domenica del mese, in modo che cadesse sempre in un giorno festivo.

Un messaggio universale e attuale

Oggi, la Festa della Mamma viene celebrata in oltre 100 Paesi, anche se in date diverse. In Thailandia coincide con il compleanno della regina madre, in Argentina si festeggia a ottobre, mentre in Etiopia la ricorrenza è legata ai cicli stagionali del raccolto. Ciò che unisce queste celebrazioni è il riconoscimento della maternità come valore fondante, non solo sul piano familiare ma anche su quello sociale e spirituale. In un’epoca in cui i legami umani sono spesso frammentati e accelerati, ricordare la madre significa riscoprire la lentezza dell’ascolto, il valore della cura e la forza dell’affetto gratuito. 

La Festa della Mamma è dunque molto più di una data sul calendario: è una memoria collettiva e personale, un invito a tornare alle origini, ai gesti semplici, a ciò che davvero ci ha plasmati.

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