Esteri

Francia: negata l’estradizione in Italia di 10 terroristi rossi

La Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi ha negato l’estradizione richiesta dall’Italia per i dieci ex terroristi rossi arrestati durante l’operazione “Ombre rosse” nell’aprile 2021. La Francia, il paese dove i 10 si sono ricostruiti una vita contro l’Italia, il paese in cui sono stati condannati per atti commessi durante gli Anni di Piombo. Si tratta di Giorgio Pietrostefani (68 anni), Enzo Calvitti (67), Narciso Manenti (65), Giovanni Alimonti (66), Roberta Cappelli (66), Marina Petrella (67), Sergio Tornaghi (63), Maurizio Di Marzio (60), Raffaele Venturi (70), Luigi Bergamin (72).

Le motivazioni

“I problemi causati all’ordine pubblico dai fatti commessi devono essere considerati alla luce della loro gravità – dichiarano i giudici – ma anche del lungo tempo trascorso”. A giustificare la decisione della Corte gli articoli 6 e 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo: il primo sulla necessità di un processo equo, il secondo a tutela della vita privata e familiare degli imputati. Infatti, per i giudici “la passività delle autorità italiane, durata 30 anni prima di riformulare una richiesta di estradizione” ha permesso ai 10 brigatisti di ricominciare da capo una nuova vita sul suolo francese, senza commettere più atti illegali. Per quanto riguarda la possibilità che i processi vengano riaperti in Italia al rientro dei latitanti, la Corte osserva che “nessuna versione dell’articolo 175 del Codice Penale italiano (che regola il diritto al ricorso contro il processo in contumacia) dà al condannato in assenza la facoltà incondizionata di esercitare un ricorso e di essere nuovamente giudicato”.

Le reazioni e il ricorso

Alla lettura della sentenza, l’aula reagisce tra applausi, lacrime e grida di gioia. Ma i parenti delle vittime e il governo italiano si mostrano delusi. La Ministra della Giustizia Marta Cartabia commenta: “Rispetto le decisioni della magistratura francese, che agisce in piena indipendenza. Aspetto di conoscere le motivazioni di una sentenza che nega indistintamente tutte le estradizioni. Si tratta di una sentenza a lungo attesa dalle vittime e dall’intero Paese, che riguarda una pagina drammatica e tuttora dolorosa della nostra storia”. Il Partito Democratico esprime la propria delusione, dichiarando che la decisione francese è molto grave e irrispettosa nei confronti della sofferenza dei familiari delle vittime degli anni ’80. Anche Fratelli d’Italia ha detto la sua a riguardo, definendo la vicenda “inaccettabile e vergognosa”. Infine, anche Emmanuel Macron ha espresso la sua opinione: secondo il Presidente, gli ex terroristi italiani dovrebbero essere giudicati in Italia. Parole che vanno a confermare l’opinione dell’Eliseo riguardo la necessità di un esame più approfondito delle domande arrivate dall’Italia. È stato già annunciato il ricorso in Cassazione della procura francese contro il rifiuto pronunciato dalla Chambre de l’Instruction di Parigi. È un ricorso di cui non si conosce il contenuto, che sarà presentato in modo riservato nelle prossime settimane, comunque entro settembre.

Giorgio Pietrostefani e il caso Calabresi

Tra i 10, spicca la figura di Giorgio Pietrostefani, condannato a 22 anni per l’omicidio del Commissario Luigi Calabresi. Da quando ha messo piede in Francia ha condotto una vita tranquilla e discreta, lavorando e mantenendo una residenza regolare. Ultimamente, ha avuto dei problemi di salute che lo hanno portato ad un trapianto d fegato, motivo per cui spesso non è stato presente alle udienze in che lo riguardavano. A Parigi, ha incontrato Mario Calabresi, figlio del Commissario, ma ad oggi non ci sono notizie concernenti il contenuto di quel colloquio. Riguardo la scelta della Corte, Calabresi si è detto amareggiato, accusando il sistema francese di garantire l’impunità ai brigatisti rossi che si sono gravemente “macchiati di reati di sangue”. Mentre il legale di Giorgio Pietrostefani, Alessandro Gamberini, ha commentato: “La Francia ha deciso 25 anni fa che l’avrebbe accolto e le persone non sono pacchi postali che possono essere rispediti indietro. È una decisione ragionevole presa per la tutela delle persone e del radicamento familiare.” Nelle motivazioni con le quali la Chambre de l’Instruction ha negato all’Italia l’estradizione di Giorgio Pietrostefani prevalgono, rispetto al diritto all’equo processo citate per gli altri ex terroristi rossi, le “conseguenze di eccezionale gravità” per l’interessato. “In particolare – si legge – per la sua età  e per il suo stato di salute”.

Giulia Rugolo

Studentessa di giornalismo, MUN Director in United Network, amante di libri, musica, pattinaggio. Scrivo per respirare il cambiamento.

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