Il maestro La Cava, libri ai bambini con il suo Bibliomotocarro
Antonio La Cava è un maestro elementare in pensione che vive a Ferrandina, in provincia di Matera, e che porta in giro per la Basilicata (e non solo) libri che affida ai bambini per farli avvicinare alla lettura. Gira i paesi più remoti con la sua Apecar che ha chiamato “Bibliomotocarro”, un mezzo umile, bello e colorato che negli anni è diventato simbolo di diffusione della cultura. Nel 2019 il maestro La Cava è stato nominato dal presidente Mattarella Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica “per l’impegno profuso, nel corso della sua vita, nella promozione del valore della cultura”.
Gira la Basilicata con la sua Apecar, che ha chiamato “Bibliomotocarro”, per portare libri ai bambini. Com’è nata l’idea?
“L’idea è nata 22 anni fa a scuola ad ottobre del 1999. Facendo il maestro ogni giorno coglievo un progressivo affievolimento del rapporto tra i libri e il mondo della fanciullezza. Ero angosciato dal fatto di poter invecchiare in un paese di non lettori. Bisognava andare oltre, indicare una possibile soluzione al problema che stava emergendo: mettere le ruote ai libri, scomodarli. Di ruote bisognava metterne tre, cioè le ruote del mezzo più umile, più semplice, più povero, più lento, ma anche più accessibile: il “motocarro”. Nelle terre del sud Italia è il mezzo che porta la frutta e la verdura sotto casa e quando i bambini vedono arrivare il fruttivendolo con il motocarro si avvicinano, lo stesso effetto suscita il Bibliomotocarro; come se trasportasse le albicocche, l’insalata, i pomodori, cioè beni di prima necessità, che ogni giorno finiscono sulla tavola”.
Perché utilizza il verbo “scomodarli” quando parla dei libri?
“Perché i libri da sempre sono stati simbolo ed espressione di una cultura aristocratica, fatta per pochi e di pochi. Il Bibliomotocarro ha capovolto questa logica mettendo i libri su un mezzo umile come il motocarro. I libri dovevano scendere dagli scaffali alti e nobili e venire con me alla ricerca di nuovi lettori e farlo nei paesi piccoli e piccolissimi della Basilicata. Questo non solo dà un valore culturale e sociale all’iniziativa, ma anche un valore profondamente etico. C’è una sorta di rivoluzione: Il libro simbolo di una cultura aristocratica diventa simbolo ed espressione di una cultura di popolo, autenticamente democratica e cioè per tutti e di tutti. La scelta vincente è stato il mezzo umile, semplice e povero, anche la cultura deve essere umile e accessibile. Questa è la rivoluzione del Bibliomotocarro”.
Che cosa fa il Bibliomotocarro?
“Porta i libri dove c’è più bisogno, senza negare a ciascun bambino il diritto di avere tra le mani il libro che desidera. Ecco perché Il progetto si chiama “fino ai margini” la scelta è quella di andare nei paesi piccoli. L’ultimo progetto che stiamo realizzando si chiama “UNO e 7”, partner del consorzio delle cooperative sociali di Potenza, approvato dall’impresa sociale “Con i bambini”, andiamo nelle pluriclassi dei comuni piccolissimi, dove non ci sono librerie o biblioteche quindi la funzione del Bibliomotocarro diventa più importante”.
Quali sono le attività del Bibliomotocarro per promuovere la cultura tra i più piccoli?
“La prima attività è “I libri hanno messo le ruote”: i libri devono andare a cercare il lettore e non aspettare che il lettore li vada a trovare. È un servizio di biblioteca viaggiante con prestito gratuito del libro con cadenza mensile. Il servizio di biblioteca non ha un registro dei prestiti, perché il Bibliomotocarro ha fatto un grande investimento sui ragazzi e sul mondo della fanciullezza. Io faccio una “semina di fiducia” e giorno dopo giorno, libro dopo libro, chilometro dopo chilometro, si ha un raccolto di responsabilità. Il bambino nota che non vengono segnati nomi, cognomi e numeri di telefono, quindi si fida di me e restituisce il libro. Per due motivi: alla semina di fiducia il bambino vuole rispondere in maniera orgogliosa con un sentimento di responsabilità e poi c’è un’altra ragione, il bambino che legge e verifica che sta avendo giovamento dalla lettura, capisce che quel libro può servire ai bambini degli altri paesi. Il Bibliomotocarro non fa solo promozione della lettura, ma fa anche educazione alla responsabilità.”
“La seconda attività si chiama “Libri bianchi”, sono libri composti da racconti scritti da bambini di paesi diversi. Un bambino scrive una storia e poi restituisce il libro bianco, dove è stata scritta una prima storia, poi un bambino di un altro paese prende quel libro e decide di continuare quella storia oppure prende spunto per iniziare una nuova storia. È una straordinaria opportunità per il mondo della fanciullezza di raccontare e di raccontarsi”.
Il Bibliomotocarro promuove la lettura e la scrittura con una serie di attività creative, come il laboratorio “Dalla pagina al mondo”, mi spiega come funziona?
“Il Bibliomotocarro è una biblioteca viaggiante, ma anche un cinema itinerante. Ha la forma di una casetta con tegole rosse, camino fumante e dentro la casetta in fondo c’è uno schermo cinematografico. Non è un cinema normale, bensì un cinema speciale: perché è un cinema fatto da bambini guidato da esperti. I bambini fanno del cinema partendo da una pagina di libro. Qui c’è una sintesi virtuosa tra la tradizione, cioè il libro e l’innovazione rappresentata dalla telecamera e dal computer. I bambini sono attori di una storia che loro stessi hanno scritto partendo da una pagina di letteratura”.
Le sue parole trasmettono quanto abbia a cuore il mondo dei bambini e il suo impegno per portare la cultura “fino ai margini”, per questo vorrei sapere com’era da bambino?
“I miei genitori erano contadini e nelle sere d’inverno mia madre spegneva l’unica lampadina di casa. I contadini vivevano in quelli che si chiamano “sottani”, cioè abitazioni in un unico ambiente. Quando avevo 8 anni mi stavo appassionando alla gioia di leggere e per poterlo fare accendevo una candela. Ancora adesso rivedo questa luce fioca, questo calore tenue, è una candela che non si è mai spenta dentro di me, che continua ad essere accesa e che alimenta la mia voglia di andare paese per paese a portare i libri”.