Cultura

La secolarizzazione imperfetta

Sin dalla nascita delle scienze sociali, la religione fu considerata un fenomeno di cruciale importanza. Oggetto di studio privilegiato per comprendere la complessità della realtà. Se per i primi sociologi, figli delle grandi trasformazioni del XIX secolo, la religione era un fenomeno destinato a svanire di intensità, negli ultimi decenni, invece, molti studiosi impegnati nello studio della materia hanno riscontrato una vera e propria rinascita intellettuale della questione religiosa.

Conseguentemente, il precedente paradigma della secolarizzazione ha ceduto il posto a nuove teorie e scuole di pensiero che sottolineano la rilevanza che il religio ancora oggi occupa nella vita delle persone nel mondo. Allo stesso tempo, tuttavia, in particolar modo nei paesi Occidentali (ad eccezione degli Stati Uniti), è innegabile che il ruolo e lo spessore della religione siano diminuiti notevolmente negli ultimi secoli. 

L’eredità dei Classici

Fin dall’Illuminismo, intellettuali di ogni genere hanno creduto che l’inevitabile conseguenza della modernità fosse il declino della religione. La ragione di tale tesi doveva essere rintracciata nel progresso della scienza e la sua concomitante razionalità, che si sostituiva all’irrazionalità e alla superstizione religiosa. 

Non solo Nietzsche, ma anche altri grandi filosofi la pensavano in questo modo. Basti pensare a Marx, Freud oppure a Feuerbach, nelle loro visioni modernità e religione si collocavano esattamente agli antipodi. 

Il significato di secolarizzazione figura all’interno del dibattito che anima la sociologia classica tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Il merito va attribuito indiscutibilmente a due autori, precursori di altrettante differenti tradizioni di pensiero: Durkheim e Weber. 

Durkheim considerava la religione il “prototipo della solidarietà che teneva insieme la società”. In parallelo, Weber riteneva invece, che quella che lui denominava “razionalizzazione” avrebbe condotto inevitabilmente all’abbattimento delle visioni del mondo premoderne. 

Il fallimento dell’ipotesi della secolarizzazione

Ad ogni modo, come già anticipato nell’ incipit. A partire dagli anni 70-80 del secolo passato, sono emersi svariati fenomeni socioculturali che hanno spinto molti esperti a rimettere in discussione l’ineluttabilità del processo di secolarizzazione. Questi studiosi, in particolare, hanno sottolineato i molteplici indicatori di salute e vitalità religiosa oggi riscontrabili. A partire dagli Stati Uniti con l’emergere dei processi di evangelizzazione, alla proliferizzazione dei movimenti fondamentalisti e dei partiti religiosi nel mondo musulmano, fino all’impennata dei conflitti etno-religiosi negli affari internazionali.

In questo quadro, è sorta la convinzione all’interno delle comunità di esperti, che quella attuale non possa venir banalmente etichettata  come l’epoca della secolarizzazione. Quanto piuttosto, della “pluralizzazione” nell’accezione suggerita da ultimo dal sociologo Peter Berger. Infatti, se per un verso è vero che il processo della secolarizzazione sia più esaustivo per i paesi dell’europa centro occidentale. D’altra parte il resto del mondo non è mai stato così religioso.

Che spazio occupa la religione nella società di oggi?

Le dinamiche religiose quindi, lungi dalle credenze diffuse, svolgono tutt’oggi un ruolo molto rilevante nelle società attuali. Anche in quel mondo Occidentale che per certi versi appare secolarizzato, ma che per altri versi è ancora “furiosamente religioso” come ben ricordato da buona parte dei sociologi contemporanei. ​​

Massimo Maria Putti

Nato a Roma nel 2002, cresciuto ad Ancona. Attualmente studente LUMSA. Tra i banchi del liceo è nata la passione per la politica, che si è accumulata a quella per la storia, per la filosofia e per i viaggi.

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