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Cancro al seno: la rivincita di Martina alla Milano Fashion Week

Alla Milano Fashion Week la sfilata per la prevenzione e la lotta contro il cancro al seno si chiama I/DEAL: l’evento senza dubbio più importante della settimana della moda, che ha aperto la manifestazione il 19 settembre, tra la commozione del pubblico. A questa sfilata, ideata dall’associazione no-profit americana Cancer Culture, hanno partecipato 25 donne, tutte invitate dai dottori che le hanno seguite nel percorso della malattia. L’iniziativa è stata un’occasione per celebrare la vita e ricordare a tutti che il cancro non definisce il paziente. 

Abbiamo avuto l’onore di intervistare una delle protagoniste di I/DEAL: Martina Vernacchio. 

Come è andata l’idea di partecipare a questa sfilata e cosa ti ha lasciato dentro?

“Ho ricevuto una chiamata dalla dottoressa che mi ha operato, dicendomi che stavano organizzando una sfilata a scopo benefico con altre donne che hanno sofferto di tumore al seno, senza pensarci due volte ho accettato subito. Quando mi ha richiamato per spiegarmi bene il tutto mi ha detto che sarebbe stata la sfilata all’università Bocconi per l’apertura della Milano fashion week. Sono rimasta pietrificata perché sono una persona molto vergognosa. Però ho accettato ed è stata più che un’emozione, più che altro è stata la cosa di conoscere persone che hanno avuto la tua stessa malattia, ma lontano dagli ospedali, da cose che ti fanno ricordare cose brutte. È stata per me una giornata di ricarica”.

Come è stato mostrarsi a nudo davanti ad un pubblico portando un messaggio così forte?

“Durante questo periodo non ho mostrato il percorso della chemio e della malattia in generale, non ho postato o condiviso con altre persone. Quindi, mettersi proprio a nudo è un peso importante perché in quel momento ci sono persone che stanno passando qualcosa di brutto che ti guardano e tu sei lì per trasmettere tutta la positività del mondo, ha comunque molta importanza nel trasmettere energia positiva”

Ci puoi raccontare della tua esperienza con la malattia e se ti sei mai “vergognata” di questa cosa?

“Ho scoperto la malattia quando avevo 25 anni, ero molto giovane e i medici erano anche un po’ increduli in quanto è molto raro un male del genere ad un’età così prematura. Quando l’ho scoperto pensavo che fosse finito tutto ma fortunatamente attraverso una visita i medici mi hanno detto che potevo guarire e da lì mi si è creata una forza assurda. Non vedevo l’ora di iniziare la chemio nonostante la perdita dei capelli, la mia immagine, però non mi importava niente l’importante per me era guarire”.

Dopo tutto quello che hai passato, anche tutta la grinta che hai avuto nell’andare avanti, ti senti cambiata come donna?

“Io sono completamente rinata, prima stavo vivendo una vita malata perché ero un po’ chiusa nel mio recinto. Dopo il tumore e dopo la mastectomia che mi ha procurato la perdita di un seno ero convinta di perdere la grinta ma invece quando sono guarita è passato tutto in secondo piano, ho iniziato a vivere meglio la mia vita mettendomi in gioco. Uno dei grandi cambiamenti è stato il modo in cui affronto i piccoli e i grandi problemi quotidiani, a volte ringrazio questo periodo perché sono guarita e mi ha reso la persona che sono oggi. Anche la cosa di accettarsi dopo l’operazione senza un seno nella vita privata è tanto, soprattutto dopo un carcinoma ormonale che ti fa fare una terapia di 5 anni mandando in menopausa comporta tante differenze anche a livello della sfera intima, ho avuto dei momenti di buio in quanto non mi sono sentita una ragazza della mia età. Sono stata fortunata nel trovare una persona al mio fianco che mi ha valorizzata del tutto; le persone che ci circondano sono molto importanti per superare questi momenti difficili”.

Come è stato partecipare a questa iniziativa relazionandosi anche con altre donne che hanno passato la tua stessa cosa: ti è servito per darti una forza in più?

“Mi ha aiutato tantissimo questa esperienza dandomi molta forza soprattutto per la possibilità che mi ha dato nel conoscere tante persone che sono guarite da anni. Ovviamente sentire le varie storie ti fa conoscere anche vari caratteri nel modo in cui hanno affrontato la malattia, la cosa più bella è che non conoscendoci ci siamo date la forza l’una con l’altra facendoci sentire a casa. Mentre sfilavo vedere persone che si commuovono, applaudivano che erano lì per ricevere un messaggio mi ha fatto capire ancora di più quanto è importante divulgare il messaggio di prevenzione a tutte le donne di tutte le età in quanto è molto importante prevenire. È stata una piccola rivincita per me che mi ha dato tanta fiducia nella lotta e nella ricerca”. 

Gabriella Villella Rodio

Studentessa di scienze della comunicazione con indirizzo giornalismo. Amante della cronaca nera, dei viaggi, della scoperta del mondo, del cinema e delle serie tv. In tutto ciò che faccio ci metto sempre il cuore.

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