Cultura

Hiroshima Survivor, 76 anni dopo

Erano le 8.15 del mattino del 6 agosto 1945 quando l’Aeronautica Militare statunitense sganciò la bomba atomica sulla città di Hiroshima. 

A meno di due miglia dall’epicentro dell’esplosione si trovava un bonsai ultra-centenario di Pino Bianco. Questo è sopravvissuto alla devastante forza della “Little Boy”: la bomba che distrusse il 90% della città e uccise oltre 160.000 persone.

L’antica arte bonsai

L’arte bonsai nasce nella Cina più antica e le prime documentazioni perverranno solamente nel VI secolo d.C.

Questa nuova forma di arte, esportata in Giappone, sarà in seguito sottoposta alle influenze dello Zen e delle scuole buddiste, fino a raggiungere la valenza odierna. 

Il termine “bonsai” significa letteralmente “pianta in vaso” e rappresenta una disciplina molto complessa. Queste piante in vaso sono veri e propri alberi a cui vengono date forme e dimensioni particolari, solitamente molto piccole, grazie ad una manipolazione di rami e radici. Vengono coltivati all’interno di piccoli vasi e una loro caratteristica particolare è una generosa longevità.

La storia quasi perduta

La storia dell’esemplare sopravvissuto all’esplosione atomica inizia nel lontano 1625 e attraversa quattro secoli di storia nipponica. 

Questo eroico bonsai è inizialmente appartenuto alla famiglia Yamaki che lo ha curato per ben cinque generazioni. 

Nel 1975 viene donato all’ Arboretums National Bonsai and Penjing Museum di Washington DC per celebrare il bicentenario della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti, “in segno di amicizia […] e connessione di due differenti culture”. 

La storia quasi perduta di questo Pino Bianco verrà svelata integralmente solo nel 2001, dai nipoti del maestro bonsai Masaru Yamaki, che raccontano la tragica storia della pianta e al contempo sottolineano il valore storico del gesto compiuto dal nonno.

Celebrazione della vita

Il Washington Post lo ha soprannominato “Hiroshima Survivor” (dall’inglese: Il Sopravvissuto di Hiroshima) evidenziando la peculiarità di questo bonsai pluricentenario che rappresenta la celebrazione e l’attaccamento alla vita. L’albero crea un legame fra il presente e il passato, affinché quest’ultimo non venga né ripetuto, né dimenticato. 

Il National Geographic afferma e sostiene che “toccare il vaso della pianta è come toccare un pezzo di storia”. 

76 anni da Hiroshima

Ad oggi l’Hiroshima Survivor è in salute ed alla soglia dei 400 anni, il doppio della vita media per questo genere di pianta.

Gli Stati Uniti hanno confermato l’intento di voler riconsegnare al Giappone il bonsai, in segno di rinnovo di quella promessa fatta 76 anni fa, di pace e di celebrazione della vita.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *