Diritto

Il diritto al cibo: un obiettivo non scontato

L’articolo 11 della Convenzione internazionale sui Diritti economici, sociali e culturali del 1996 riconosce “il diritto di ogni individuo ad un livello di vita adeguato per sé e per la sua famiglia, che includa alimentazione, vestiario ed alloggi adeguati, nonché [il diritto] al miglioramento continuo delle proprie condizioni di vita” ed “il diritto fondamentale di ogni individuo alla libertà dalla fame”. Un principio analogo si riscontra nell’articolo 25 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, oltre che in numerose altre disposizioni contenute nelle leggi e nelle costituzioni di vari paesi del mondo.Per questo, a discapito di un nome piuttosto insolito, è oramai pacifica l’esistenza di un diritto al cibo.

Secondo tale diritto tutti gli esseri umani (come si legge nel General Comment n. 12 del 1999 del Comitato sui Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite) devono “aver cibo […] in quantità sufficiente, [che sia] adeguato da un punto di vista nutrizionale e culturale, e […] fisicamente ed economicamente accessibile”.

La suscettibilità del diritto al cibo ad eventi globali

Su quest’ultima disposizione si sono riaccesi di recente i riflettori, perché l’aumento dei prezzi dei generi alimentari in tutto il mondo ha destato la preoccupazione di chi lo vede in contrasto con il sereno godimento del diritto al cibo. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha evidenziato infatti come l’indice delle variazioni mensili dei prezzi internazionali di generi alimentari oggetto di scambi commerciali sia salito e sia destinato ad aumentare.

La stessa FAO, nel suo ultimo Rapporto Globale sull’insicurezza alimentare, ha dimostrato come l’innalzamento dei prezzi, unitamente ad altri fattori (come la guerra e la pandemia), contribuisca ad accrescere il numero di persone che soffrono la fame, oggi corrispondente a circa 795 milioni di individui (uno su nove). Anche il costo delle diete sane è aumentato negli ultimi anni, per cui almeno il 42% della popolazione mondiale ha avuto bisogno di scendere a compromessi sulla quantità o sulla qualità del cibo consumato. 

Effettività del diritto al cibo: l’Agenda 2030

Benché esista già una normativa certa, manca ancora un sistema che assicuri la tutela effettiva del diritto al cibo. Con questo scopo, l’articolo 2 dell’Agenda 2030 redatta dall’ONU invita la comunità internazionale ad impegnarsi per “porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare l’alimentazione e promuovere l’agricoltura sostenibile”. Un altro istituto a garanzia del diritto al cibo, decisamente meno conosciuto ma ugualmente degno di nota, è quello dello Special Rapporteur (“Relatore Speciale”) delle Nazioni Unite. Si tratta di una figura che, attraverso azioni di monitoraggio e visite nei paesi sotto vigilanza, raccoglie dati e rende pubblici i casi di violazione del diritto al cibo attraverso comunicazioni periodiche al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite e agli stati direttamente coinvolti nelle violazioni. 

Il quadro della tutela del diritto al cibo è suscettibile di essere violato rispetto a numerosi fattori, ma la costante evoluzione legislativa opera fortunatamente in direzione di un aumento di garanzie volte ad assottigliare le disuguaglianze alimentari.

Francesca Belperio

Romana, classe ’01. Sono una giovane giurista con una passione per il giornalismo e i pinguini. Sogno di vivere a New York e nel frattempo mi cimento nel teatro, nella danza e nel campeggio. Determinata, ottimista, riflessiva: il mio motto? “Sorridi alla vita e la vita ti sorriderà”.

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