Cinema

La “nuova” Sirenetta: una storia che abbatte i confini

Il nuovo film firmato Disney la “Sirenetta”, uscito nelle sale del cinema lo scorso 24 maggio, è stato travolto dalle critiche perché la protagonista, di origine afroamericana, non rispecchierebbe secondo molti il “ritratto” europeo originario. Ma per una parte dei fan (soprattutto bambini) vedersi rappresentati è molto importante. E, soprattutto, in tante culture africane e asiatiche esistono le sirene!

Il cast e l’ambientazione

Un cast straordinario con attori come Javier Bardem nel ruolo di re Tritone, Melissa McCarthy nella terribile Ursula, Jonah Haurer-King nel principe Eric. Ma la vera protagonista è Halle Bailey, la nuova sirenetta, una cantante di 22 anni con cinque nomination ai Grammy, più una carriera da attrice. La sua performance è vibrante e la sua voce ammaliante proprio come il canto delle sirene. Gran parte delle riprese sono state girate in Italia. Disney ha scelto la Sardegna come location principale, in particolare nelle spiagge di Castelsardo, Rena di Matteu, Cala Moresca e Golfo Aranci: acque cristalline, spiagge bianche, piccole baie, calette nascoste, panorami selvaggi, montagne e scogliere. Uno scenario perfetto insomma per creare un contrasto tra il paesaggio acquatico e quello roccioso. Il resto delle scene, soprattutto per gli interni del film (comprese le scene ambientate dentro il castello di Eric), è stato girato nei Pinewood Studios di Londra.

La “nuova” sirenetta

La prima sirena nera ad apparire sul grande schermo: i social si sono scatenati con filmati di bambini neri che reagivano alla vista di una sirenetta del loro stesso colore di pelle. Non tutti hanno accolto la scelta di una sirenetta nera con lo stesso entusiasmo. Dopo l’annuncio di Halley Bailey nel ruolo di Ariel, nel 2009, erano già fioccati i primi commenti negativi in riferimento al colore della sua pelle, accompagnati dall’hashtag #NotMyAriel. Contro la scelta dell’attrice Halle Bailey per interpretare la nuova Sirenetta, c’era anche chi richiamava il testo originale di Christian Andersen in cui si legge questo pezzetto: «Erano sei graziose fanciulle, ma la più giovane era la più bella di tutte, dalla pelle chiara e delicata come un petalo di rosa, gli occhi azzurri come un lago profondo».

La leggenda delle sirene

A chi sostiene che le sirene siano solo bianche, si può ricordare che ci sono molte leggende su creature d’acqua, provenienti da molte parti del mondo. In Africa, ad esempio, esistono antiche credenze sugli spiriti acquatici, metà pesci e metà umani, come Mami Wata (o La Sirene), una divinità acquatica ghanese il cui culto si estende anche agli stati che si affacciano sul Golfo di Guinea. Mami Wata abita negli abissi dell’oceano, in una città di rarissima bellezza, ma il prezzo per abitarla è la propria vita. A questa creatura sono associati i serpenti, i diamanti, le perle, l’oro, e il suo aspetto è paragonabile alle sirene della nostra cultura. Le sirene, dunque, hanno colori diversi, con storie antiche e affascinanti che mostrano la meravigliosa complessità che ogni cultura custodisce in sé.

L’apertura della Disney a racconti di questo tipo è il segnale di un cambiamento importante, che giunge a pochi mesi dal suo centesimo anniversario, il 16 ottobre. Cento anni in cui solo cinque principesse multietniche sono state rappresentate: Jasmine, Pocahontas, Mulan, Tiana e Moana. Come ci testimoniano i volti delle moltissime bambine nere riprese di fronte all’immagine della prima Sirenetta nera, la presenza di personaggi di etnia diversa in un ruolo di primo piano costituisce un significativo passo in avanti verso l’inclusione e il rispetto degli altri. Va considerato inoltre il positivo impatto psicologico che queste scelte hanno sui giovanissimi, sulla loro autostima, in un mondo dove il colore nero viene invisibilizzato o, persino, stigmatizzato. 

Gabriella Villella Rodio

Studentessa di scienze della comunicazione con indirizzo giornalismo. Amante della cronaca nera, dei viaggi, della scoperta del mondo, del cinema e delle serie tv. In tutto ciò che faccio ci metto sempre il cuore.

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