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Addio a Gigi Proietti: una vita in scena

Macchiette, lazzi, colmi e parodie

Insuperabile mattatore di teatro, cinema e televisione, Gigi Proietti ha saputo affascinare diverse generazioni di spettatori in più di mezzo secolo di carriera, con il suo sguardo ironico e penetrante, ma anche con la sua voce roca e calda plasmata da tanti anni di palcoscenico, in grado di dominare l’uditorio. Attore poliedrico e versatile, Proietti può essere considerato come il degno erede di Ettore Petrolini, padre del teatro di varietà, di rivista e dell’avanspettacolo. Nei suoi molteplici recital, tra i quali appunto “Caro Petrolini” andato in scena nel 1979, ispirati dall’attore e drammaturgo che ha profondamente influenzato il teatro comico italiano del Novecento, ha riproposto con originalità le macchiette di Gastone e di Nerone, inventate da Petrolini per deridere rispettivamente i divi del cinema muto e il mito “dell’antico romano” esaltato dal regime fascista.

Gli inizi

Attore sopraffino, regista e cantante, Gigi Proietti inizia a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo già a quattordici anni, quando viene scritturato come comparsa nel film ‘Il nostro campione’, diretto nel 1955 da Vittorio Duse, per poi interpretare un altro piccolo cameo in ‘Se permettete parliamo di donne’ di Ettore Scola nel 1964. Tuttavia, è nel 1966 che debutta contemporaneamente sul grande e piccolo schermo. Il suo primo ruolo, per pura coincidenza, è un maresciallo dei carabinieri, lo stesso che trent’anni dopo lo porterà alla grande notorietà con “Il Maresciallo Rocca”.

Il successo

L’occasione della vita si concretizza nel 1970, quando viene chiamato a sostituire Domenico Modugno, nella commedia “Alleluia brava gente” con Renato Rascel e Mariangela Melato. Negli ‘70 l’artista romano passa con incredibile disinvoltura dalla commedia al dramma, recitando affianco a Carmelo Bene, dal ruolo impegnato, al film grottesco quindi partecipa a film di Bolognini, Monicelli, Petri e Magni. La sua consacrazione cinematografica avvenne nel 1976 con il cult “Febbre da cavallo” di Stefano Vanzina, nel quale Proietti veste i panni dello sfortunato scommettitore Bruno Fioretti, detto Mandrake. Due anni dopo, nel 1978, assume insieme a Sandro Merli la direzione artistica del Teatro Brancaccio di Roma, creando un suo Laboratorio di Esercitazioni Sceniche per i giovani attori che segnerà l’esordio di tanti futuri volti del mondo dello spettacolo, tra cui Flavio Insinna, Giorgio Tirabassi ed Enrico Brignano.

Una carriera dai mille volti

Il successo riscosso negli anni al cinema, in teatro e in tv raggiunge l’apoteosi nel 1996 con la serie televisiva ‘Il maresciallo Rocca’. La serie conquista subito i favori del pubblico fino a superare agevolmente i dieci milioni di telespettatori a sera; l’ultima puntata del 12 marzo 1996 registra il record di quasi 16 milioni di spettatori permettendogli di vincere il Premio tv come personaggio maschile dell’anno. Come doppiatore, Proietti presta la sua inconfondibile voce a divi come Robert De Niro, Dustin Hoffman e Sylvester Stallone, mentre forma le nuove leve dello spettacolo nel suo laboratorio teatrale e allo shakespeariano Globe Theatre Silvano Toti, da lui fondato nel 2003.

Senza rimpianti

Gigi segnò uno spartiacque nel modo di intendere il teatro, totalmente privo di guida registica, ebbe modo di scatenare la sua dote attoriale come monologhista, cantante, imitatore, ballerino, in estenuanti tour de force, tali da attribuirgli il soprannome di One Man Show. L’eterno Mandrake, lo scommettitore sfortunato e sbruffone di Febbre da cavallo, Gastone, l’attore spiantato, inguaribile narcisista, inventato da Petrolini. Il rassicurante Maresciallo Rocca di una delle serie tv più amate di sempre. E poi ancora Toto, l’antico romano alle prese con la sauna, “l’affarologo tuttologo appaltologo” Pietro Ammicca, Armando Duval della Signore delle camelie riletta in chiave comica, il poeta Narcisio Vanesio: in 50 anni di carriera i “Cavalli di battaglia” di Gigi Proietti sono diventati creature proverbiali, citate a memoria da generazioni.

«Ringraziamo Iddio noi attori abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d’infanzia fino alla morte, che nel teatro si replicano tutte le sere. Non ho rimpianti, rifarei tutto, anche quello che non è andato bene».

Chiara Dessì

Curiosa di natura, la voglia di scoperta mi ha portata a studiare Giurisprudenza a Roma. Considerando quanto piccola sia la mia amata Corleto Monforte, andare sulla Luna non sarebbe tanto sconvolgente. Da Fellini a Cenerentola, da Puccini a Vasco: amo l'arte ed il bello, in qualsiasi forma. Non chiedetemi come faccia a trovare del bello anche in migliaia di pagine di Procedure: vado dove mi porta il cuore.

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