Cultura

La Cultura non è per le Donne

“Ahimè, mio Dio, perché non mi hai fatto nascere maschio. Tutte le mie capacità sarebbero state al tuo servizio, non mi sbaglierei in nulla e sarei perfetta in tutto, come gli uomini dicono di essere”, questo è l’incipit de “La Città delle Dame”, l’opera magna di Cristina da Pizzano, riconosciuta universalmente come la prima scrittrice di professione al mondo. Queste parole, scritte nel 1405, testimoniano che il problema di genere esiste fin dall’antichità. 

Secondo il “Global Gender Gap Index”, il rapporto pubblicato annualmente per valutare i progressi fatti verso la parità di genere, in alcuni paesi c’è ancora una profonda differenza di opportunità tra uomini e donne, e anche l’Italia si attesta al 67° posto della classifica.

Qualche cenno storico

La donna, nella storia, ha sempre ricoperto un ruolo subalterno e sottomesso all’autorità maschile. Uno dei campi dove maggiormente emerge la discriminazione tra uomo e donna è quello dell’istruzione. L’argomento istruzione è stato a lungo considerato come un tabù: nel mondo antico, molto spesso, l’ignoranza della donna era vista come una virtù. Ancora oggi, in Cina, le donne che non si sposano vengono chiamate con il termine dispregiativo “Sheng Nu” (letteralmente avanzi). Concezione ben diversa era quella romana, in cui si riteneva che una donna colta potesse assolvere al meglio il suo compito di educatrice.

Il 25 giugno scorso ricorreva il 344° anniversario da quello che può essere considerato un primato tutto italiano, la prima laurea conferita a una donna. Si tratta di Elena Lucrezia Corner laureatasi nel 1678 in filosofia all’Università di Padova. Inizialmente la sua passione per lo studio e la sua vocazione religiosa l’avevano portata a chiedere di potersi addottorare in teologia ma aveva incontrato l’opposizione del cancelliere dell’Università di Padova, il quale le concesse però di addottorarsi in filosofia.

Solo con il ‘700 illuministico inizia a prendere forma quella che potrebbe essere considerata come l’inizio della moderna emancipazione femminile. Le donne iniziano a ricoprire ruoli di maggior rilievo, iniziano a tenere salotti e ad essere accettate nelle accademie: l’Accademia dell’Arcadia ha ad esempio accolto la prima donna nel 1696. Bisogna tuttavia tener presente che le donne accolte nelle varie accademie e nei salotti erano quasi esclusivamente figlie di intellettuali o artisti.

Nel contesto della Rivoluzione francese si inserisce l’opera scritta da Olympe de Gouges, “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” (1791) pensata per stabilire l’uguaglianza dei sessi, tema trascurato dalla Rivoluzione; la costituzione francese del 1791 garantiva difatti l’istruzione pubblica gratuita ma non per le donne. L’opera di de Gouges tuttavia non fu accolta con favore, anzi il testo fu giudicato eccessivo e scandaloso. 

La strada verso l’uguaglianza era piena di ostacoli, rappresentati da numerosi studi che avvaloravano l’inferiorità della donna. Nel 1893 venne pubblicato ad esempio “La donna delinquente, la prostituta e la donna normale” di Cesare Lombroso, il quale  per analizzare l’inferiorità della donna,  faceva ricorso a una serie di studi riguardo il fisico femminile e varie analisi psico-fisiche.

Il cambio di passo nel nostro paese è avvenuto solo nel marzo del 1946, quando si sono tenute le elezioni per l’elezione dell’Assemblea costituente, le prime a cui poterono partecipare le donne. Nella Costituzione del 1948 si sottolinea non solo l’uguaglianza formale, ma soprattutto quella sostanziale tra i sessi, come mostrano agli art. 3, 37 e 51, che riguardano rispettivamente l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, la parità dei diritti della donna lavoratrice e la pari opportunità di accesso agli uffici pubblici.

La situazione oggi

Nonostante la parità di diritto tra uomo e donna sia stata raggiunta, perdura ancora oggi una condizione di svantaggio per la donna. Sono sottorappresentate in ambito politico ma è forse la conciliazione della vita familiare e professionale il problema principale nella parità tra uomo e donna: le donne subiscono ancora lo svantaggio della gravidanza che porta molto spesso a dover compiere la dolorosa scelta tra famiglia e lavoro.

Il lavoro rimane la discriminante maggiore per analizzare il ruolo della donna nelle varie società. Nei paesi orientali, ad esempio, sono ancora presenti delle profonde differenze nei diritti: la donna non può guidare, mentre solo in Arabia Saudita si è compiuto un passo in avanti, dove finalmente le donne possono guidare, le donne non possono lavorare se non controllate da un uomo e addirittura si arriva a separare fisicamente lavoratori da lavoratrici. 

In Afghanistan, dopo la presa del potere da parte dei talebani, le università sono rimaste aperte alle donne, tuttavia queste sono andate incontro ad alcune restrizioni: le universitarie sono  separate dai maschi e costrette a indossare il velo nero.

Edoardo Sabeddu

Goriziano errante al secondo anno di Scienze politiche appassionato di storia e politica, ma anche cinema e fotografia.

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