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Livatino, il giudice “ragazzino”, proclamato beato il 9 maggio

Ora è ufficiale: il 9 maggio Rosario Livatino, il giudice “ragazzino” ucciso dalla mafia, è stato proclamato beato. La data non è casuale: era il 1993, e proprio il 9 maggio, nella Valle dei Templi di Agrigento, Papa Giovanni Paolo II pronunciò l’anatema contro la criminalità organizzata e contro gli uomini della mafia: “In nome di Cristo crocifisso e risorto, convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio”, esortò il Papa.

Il rito di beatificazione si è svolto nella cattedrale di Agrigento ed è stato presieduto dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

Livatino, nato a Canicattì e assassinato dai mafiosi della “Stidda” il 21 settembre 1990 ad Agrigento, all’età di 37 anni, è il primo magistrato beato nella storia della Chiesa.

Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto che riconosce il martirio in “odium fidei “ (in odio alla fede) del Giudice siciliano. Decisiva per il riconoscimento del martirio è stata la deposizione di uno dei quattro mandanti dell’omicidio, dalle cui dichiarazioni è emerso che chi ordinò quel delitto sapeva che Rosario Livatino era un uomo giusto e profondamente attaccato alla fede e per questo non poteva essere un interlocutore della criminalità. Durante la fase diocesana hanno testimoniato 45 persone sulla vita e la santità di Rosario Livatino, e tra questi anche uno degli esecutori materiali del delitto, Gaetano Puzzangaro, intervistato da Tgcom24, si è detto “assolutamente pentito interiormente per quel gesto compiuto in gioventù; quella mattina speravo con tutto il mio cuore che il dottore Livatino facesse un’altra strada”.

La cerimonia di beatificazione è stato l’ultimo atto di un processo avviato nel 2011 dalla Diocesi di Agrigento, al culmine di una raccolta di prove iniziata nel 1993. Concluso il processo diocesano, la documentazione è stata inviata in Vaticano nel 2018.

La lotta alla mafia e l’assassinio

Il Giudice Livatino portava avanti indagini complesse sulle organizzazioni criminali di stampo mafioso. Nella sua attività il magistrato si era occupato di eclatanti episodi di corruzione noti come “Tangentopoli siciliana”. La mattina del 21 settembre 1990 il Giudice Livatino da Canicattì, dove abitava, era diretto in Tribunale ad Agrigento quando l’auto sulla quale viaggiava  fu speronata da un commando omicida. Il magistrato, che per sua decisione viaggiava senza scorta, fu inizialmente ferito dai numerosi colpi di pistola e sceso dal mezzo tentò un’inutile fuga ma fu raggiunto ed ucciso. Sul posto si recarono i colleghi del giudice assassinato: da Palermo l’allora procuratore aggiunto Giovanni Falcone e da Marsala Paolo Borsellino.

Livatino uomo di giustizia e di fede: il ricordo di chi lo ha conosciuto

Enzo Gallo, cugino del Giudice ucciso e componente dell’associazione: “Amici del Giudice Rosario Angelo Livatino”, lo ricorda come un uomo assolutamente brillante. Tutto il suo vissuto è stato improntato alla Fede e al vivere quotidiano degli insegnamenti del Vangelo, la Fede era il suo faro guida. I mandanti dell’omicidio sapevano della sua correttezza e del suo essere cattolico e per questo lo dileggiavano definendolo “santocchio”. Era un uomo che combatteva la mafia con rigore, impegno e coraggio. Dopo la sua morte fu ritrovata la brutta copia di una sua lettera inviata al Prefetto di Agrigento in cui declinava qualsiasi misura di tutela “per evitare aggravi di spese” a carico dello Stato.

Papa Giovanni Paolo II e Papa Francesco

“È un martire della giustizia e indirettamente della fede”, aveva detto Papa Giovanni Paolo II incontrando i genitori del Giudice ad Agrigento nel 1993. Anche Papa Francesco, che ha fortemente sostenuto la causa di beatificazione, ha elogiato il Giudice in diverse occasioni:“Livatino ci ha lasciato un esempio luminoso di come la  fede possa esprimersi compiutamente nel servizio alla comunità civile”.

Miriam Martoriello

Siciliana dal cognome napoletano ma romana d’adozione, viaggiatrice e curiosa delle bellezze del mondo. Studentessa di Giurisprudenza, amante della natura, della letteratura, della musica e del teatro, accumulatrice seriale di libri. Credo fortemente nella corretta informazione come strumento per combattere l’ignoranza.

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