Attualità

Vent’anni di connessioni globali, il fenomeno Facebook

Vent’anni fa, nel febbraio del 2004, un giovane studente di Harvard, Mark Zuckerberg, ha dato inizio a una rivoluzione digitale che avrebbe cambiato per sempre il panorama mondiale delle comunicazioni e della socializzazione. Con l’ingenuità di chi non sapeva cosa il futuro avrebbe riservato, ha dato vita a Facebook, inizialmente concepito come ‘TheFacebook’, un sito riservato agli studenti dell’Università di Harvard che, ben presto, fu aperto anche ad altre scuole della zona di Boston, dell’Ivy League e della Standford University. Ma chi avrebbe mai pensato che questo modesto progetto accademico si sarebbe trasformato in una piattaforma che avrebbe influenzato la politica, la cultura e persino il modo in cui facciamo shopping online? Il nuovo sito web raggiunse immediatamente una immensa popolarità e venne aperto a chiunque dichiarasse di avere più di tredici anni. 

Il globo a portata di click

Facebook ha rivoluzionato la nostra vita e questo ormai lo abbiamo capito. Ma quello a cui noi non facciamo più caso, perché lo diamo in un certo senso per scontato, è che questo social è stato il primo a rendere il mondo piccolissimo, a portata di click. Prima di Facebook, mantenersi in contatto significava scambiare numeri di telefono, scrivere e-mail o persino inviare lettere cartacee. Tramite questo social, invece, le persone hanno avuto l’enorme opportunità di potersi tenere costantemente aggiornati sulla vita dei propri cari, dei propri amici, o perché no, anche dei propri ex. Facebook ci ha resi esperti nel mantenere la nostra cerchia sociale aggiornata su ogni passo che facciamo, dalla colazione al messaggio della buonanotte. Non è solo una piattaforma per condividere foto di animali e stati d’animo, ma un luogo dove le nuove amicizie sbocciano come fiori in primavera e le storie d’amore si accendono più velocemente di un match di Tinder. Facebook ha trasformato in maniera irreparabile il modo in cui ci connettiamo, rendendo la distanza geografica un mero dettaglio insignificante. Sì, può essere stato anche un incubo per la nostra privacy e una fonte di dramma senza fine, ma chi può negare il suo potere di unire le persone in un mondo sempre più digitalizzato? 

“Mi piace: il pollice alzato dalle mille controversie”

Chi avrebbe mai immaginato che un semplice pollice alzato potesse diventare il simbolo di approvazione più potente del mondo digitale? L’introduzione del pulsante “Mi Piace”, nel 2009, ha segnato una svolta cruciale nella storia di Facebook, trasformando il modo in cui esprimiamo apprezzamento e condivisione online. Questa semplice funzione ha avuto un impatto profondo sulla nostra esperienza di navigazione sui social media.  Ma non è tutto oro quel che luccica. Soprattutto negli ultimi anni si è dibattuto molto sulla doppia faccia del pulsante “Mi Piace”: da una parte, la possibilità di far sapere ad un nostro amico, parente o fidanzato, che il contenuto da lui pubblicato ci piace; dall’altra, l’influenza  che questa funzione può avere (potenzialmente) sulla nostra autostima e sulla percezione di noi stessi. Il desiderio di ricevere il maggior numero possibile di “Mi Piace” può portare infatti a una dipendenza che può influenzare negativamente il nostro benessere psicologico.

Luca Trucco

Studente di scienze della comunicazione attualmente al secondo anno. Aspirante giornalista e grande appassionato di cronaca, sport, con particolare interesse per il calcio, e storia.

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