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Il catcalling, una molestia accettata dalla società

La vedo.

Sta per passare davanti a quel bar.

Quattro uomini ridono e fumano una sigaretta proprio all’entrata quando uno di loro la nota e fa cenno agli altri del suo arrivo imminente.

Riesco a percepire il disagio di chi sa che a breve si sentirà umiliata, di chi pensa “ormai è troppo tardi per cambiare strada”, di chi spera di riuscire a fare in tempo a mettersi le cuffiette per non sentire quelle voci.

Pochi secondi dopo viene investita da commenti squallidi, fischi, occhiate. Riesco ad immaginare come si sente, è come se riuscissi a sentire ciò che urla nella sua testa: “Cosa indosso di troppo provocante?!”

Abbasso lo sguardo, mi sento vuota come se le parole a lei destinate avessero toccato anche me. Ho appena assistito all’ennesimo episodio di catcalling: una molestia di strada.

Cos’è il catcalling

Il termine catcalling, che si può tradurre in richiamo dei gatti, rappresenta simbolicamente tutte le modalità con le quali questo fenomeno si verifica, come fischi, commenti, carezze indesiderate (proprio come chiunque farebbe per avvicinare un gatto) che possono degenerare in inseguimenti, avance sessuali persistenti e palpeggiamento da parte di estranei in aree pubbliche.

Tutte le ragazze nel mondo, almeno una volta nella loro vita, hanno subito episodi di catcalling, la molestia più diffusa nella società, una molestia che non si nasconde come le altre ma che vive con noi in tutte le strade, alla luce del giorno, alla quale tutti assistono e che alcuni considerano come normale e divertente. Grazie ad internet e ai numerosi video a riguardo che circolano in rete, non è difficile comprendere la gravità di questo fenomeno.

Una molestia che si incontra fin da bambine

Ricordo benissimo “la mia prima volta”: ero una bambina. Mia madre aveva mandato me e mia sorella a fare delle commissioni, era una bella giornata e mai avrei immaginato che dei ragazzi, poco più grandi di me, l’avrebbero rovinata in tal modo. Mi sentii in imbarazzo, il senso di vergogna era talmente vivo, da non voler rientrare a casa come se le loro parole mi avessero marchiata.

La giovanissima età in cui ho subito la mia prima molestia di strada tuttavia, non stupisce affatto, nel 2014 infatti gli studi dei ricercatori della Cornell University e dell’associazione Hollaback! hanno evidenziato come la maggior parte delle donne abbia la prima esperienza di molestia durante le prime fasi della pubertà.

Speranza e sensibilizzazione

Davanti a questa situazione le donne hanno deciso di unirsi ed aiutarsi anche grazie all’app Safe and The City creata dalla canadese Jillian Kowalchuk. L’app, che si basa su una mappa della città di Londra, indica alle utenti in quali strade c’è un maggior pericolo di subire molestie di strada in modo tale che le donne possano “programmare” i loro percorsi evitando proprio quelle aree più a rischio.

Tantissimi sono i movimenti di sensibilizzazione verso questa molestia ancora troppo “accettata”. Emblematica è l’azione delle ragazze a capo dell’account Instagram @catcallsofnyc che scrivono per terra con gessetti colorati le terribili frasi che centinaia di donne subiscono, nel punto esatto in cui sono state dette. La pagina ha riscosso talmente tanto successo da essere stata creata anche in altre città come Berlino, Innsbruck, Skopje.

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