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Mondiale 2022: in Qatar violati diritti dei lavoratori

Dopo gli Europei e la Coppa America, il 2022 sarà l’anno dei Mondiali in Qatar, una delle competizioni più attese che vedrà scontrarsi le più grandi nazionali di calcio del mondo. 

Quando nel 2010 la FIFA ha assegnato al Qatar la competizione, in molti hanno espresso preoccupazione per le condizioni di vita dei lavoratori migranti occupati nella realizzazione delle strutture che ospiteranno il torneo.

E infatti, a meno di un anno dall’inizio delle gare, continuano le denunce per le violazioni dei diritti umani di questi lavoratori.

Da un’inchiesta del Guardian

Il noto quotidiano britannico “Guardian” ha ottenuto in esclusiva i dati relativi ai seimila lavoratori migranti morti in Qatar dall’avvio dei preparativi per il Mondiale 2022, la cifra potrebbe addirittura essere una sottostima.

Negli ultimi dieci anni il Qatar ha infatti intrapreso un progetto per la costruzione di infrastrutture e, oltre a sette nuovi stadi, sono in costruzione un nuovo aeroporto, strade, sistemi di trasporto pubblico, alberghi e una nuova città, che ospiterà la finale del campionato.

Secondo il report dell’ITUC (la più grande federazione sindacale del mondo) la morte di tutti questi lavoratori è infatti provocata da incidenti sul lavoro: veri e propri incidenti, infarti provocati dall’eccessivo stress o dalla prolungata esposizione alle altissime temperature o da malattie provocate dalle pessime condizioni degli alloggi.

Kafala

Quello che rende legali queste condizioni lavorative è l’assunzione e il trattamento dei lavoratori migranti nei paesi del Golfo, conosciuta come kafala, una forma moderna di schiavitù. Nel mondo musulmano nasce come istituto giuridico simile all’affido, un kafyl si fa carico di un minore dichiarato abbandonato fino al raggiungimento della maggiore età.

Nel linguaggio corrente la kafala è il rapporto che lega un lavoratore migrante al suo datore di lavoro, la gestione non è solo del rapporto lavorativo, ma anche della libertà individuale.

Infatti il lavoratore migrante senza il consenso del kafyl non può entrare nel paese di destinazione, rinnovare il permesso di soggiorno e tantomeno uscire dal paese nel quale si trova; proprio quest’ultima condizione elimina completamente il libero arbitrio al lavoratore migrante, il quale non può tornare a casa propria senza il consenso. Nonostante le recenti riforme in Qatar che elevano lo standard di vita dei lavoratori, diverse organizzazioni hanno manifestato dubbi sulla concreta applicabilità propria di tali riforme.

Il boicottaggio

Quelli che per tifosi di molte nazioni saranno luoghi di svago e divertimento, per i lavoratori migranti sono stati e sono tuttora luoghi di sofferenza e di morte. Per questo molti calciatori hanno espresso solidarietà ai lavoratori, condannando lo sfruttamento degli operai impegnati nei cantieri del Qatar. 

La nazionale di calcio norvegese, per prima, ha preso posizione a tutela dei diritti dei lavoratori migranti. Dopo qualche giorno, le nazionali di Germania, Olanda e Danimarca si sono unite alle proteste. 

Anche molti tifosi hanno fatto propria la campagna contro lo sfruttamento degli operai. La sensibilità nelle tifoserie per la situazione dei diritti umani in Qatar sta crescendo, al punto tale che in alcuni Paesi si chiede il boicottaggio, che tuttavia sembra irrealizzabile data la grandezza dell’evento.

Le organizzazioni internazionali continuano allora a pressare sulla FIFA perché si impegni affinché il Qatar rispetti il suo programma di riforme vere ed efficaci nel mondo del lavoro prima dell’inizio del torneo.

Federica Malivindi

Studentessa di Scienze della comunicazione con la passione per il giornalismo sportivo, amante della danza classica e dell'arte in generale.

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