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La guerra a Gaza, attraverso l’obiettivo di Motaz

Per chi vive fuori da Gaza, immedesimarsi nell’orrore quotidiano della guerra è difficile. Spetta ai giornalisti di Gaza, o giovani freelance dotati di poco più di un account Instagram, riportare all’esterno frammenti di quella realtà. Immediatamente riconoscibili con i loro gilet blu scuro con la scritta “Press”, continuano a pagare un prezzo altissimo, raccontando con la loro voce e i loro occhi strazianti scenari di distruzione, mossi dall’obbligo morale di coprire una guerra che essi stessi vivono in prima persona, e nella quale cercano, come tutti gli altri, di sopravvivere. 

Chi è Motaz Azaiza

Tra questi, emerge il nome di Motaz Azaiza. Classe ’99, nato e cresciuto a Deir al-Balah, una città sul Mediterraneo al centro di Gaza. Una laurea in lingua inglese all’Università Al-Azhar, da poco rasa al suolo. Un sogno nel cassetto: viaggiare nel mondo da fotoreporter. Prima del 7 ottobre 2023, Motaz lavorava per l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi (UNRWA). Prima di quel giorno, aveva solo 25.000 followers sul suo account Instagram, oggi si contano 18 milioni. Suo malgrado, perché non è per il suo reportage di guerra che Azaiza vorrebbe essere conosciuto. Vorrebbe essere conosciuto per la sua arte. 

Il suo account Instagram è diventato presto uno dei pochi punti di riferimento per coloro che sono al di fuori del campo di battaglia, e le sue crude testimonianze hanno offerto a milioni di persone di tutto il mondo una cruenta visione della vita e della morte in quei martoriati territori. I post di Motaz sono spesso accompagnati da didascalie taglienti, parole schiette pronunciate dalla prospettiva di un giovane orgoglioso di essere palestinese. Una delle sue foto: un’immagine di una giovane ragazza intrappolata tra le macerie di una casa bombardata nel campo profughi di Al-Nasseirat il 31 ottobre; la foto è stata scelta come una delle migliori fotografie del 2023 dal Time Magazine. 

L’addio a Gaza

Azaiza è stato evacuato da Gaza a gennaio, insieme ai suoi genitori e ai suoi fratelli. Nei giorni che hanno preceduto la sua partenza, ha raccontato che i droni volteggiavano sulla sua casa e che ha iniziato a ricevere numerose minacce di morte da sconosciuti. In un toccante video, mentre i colleghi lo aiutavano a togliersi il gilet da giornalista, Motaz ha espresso la speranza di tornare per contribuire alla ricostruzione di Gaza. Dopo il suo arrivo a Doha (in Qatar), Azaiza ha incontrato ministri e diplomatici, ha condiviso i suoi drammatici resoconti sulla guerra e ha chiesto un immediato cessate il fuoco. Ha esortato il mondo a non voltarsi dall’altra parte. Azaiza ha lasciato la sua terra con lo sconforto nel cuore, ma sente di non essersene mai andato. “I fantasmi di Gaza mi seguono ovunque vada”. Fantasmi di ciò che si è perso e di ciò che avrebbe potuto essere.

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