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Nuove sfide, stesso amore: intervista a Padre Enzo Fortunato

La crisi dovuta alla pandemia di Coronavirus ha cambiato e continuerà a cambiare tutti noi, bambini e adulti, nella sfera dei sentimenti, nei rapporti con il tempo e lo spazio, nelle relazioni con gli altri, il rapporto con il cibo e il denaro, le modalità di lavorare, il nostro rapporto con la religione e la fede. Riflettendo su questo ultimo aspetto, il Covid-19 ha stravolto le abitudini dei credenti impossibilitati nel partecipare alle funzioni religiose o a curare il loro rapporto con i parroci del territorio.

Durante la fase di lockdown, per evitare il diffondersi dei contagi chiese, luoghi di culto e santuari hanno dovuto chiudere i battenti per rispettare le norme imposte dal Governo. Anche il Santuario di San Francesco di Assisi, meta di pellegrinaggi e devozione, ha dovuto vietare l’accesso ai fedeli. Abbiamo avuto l’onore e il piacere di poterne parlare con il Direttore della Sala Stampa, padre Enzo Fortunato.

Buongiorno Padre Enzo Fortunato. La triste situazione scaturita dall’emergenza Covid-19 non ha permesso ai fedeli, di Assisi e non solo, di vivere la solennità della Santa Eucarestia per molto tempo. Qual è stato l’impegno della Comunità Ecclesiale locale in questi mesi? Sono state messe in atto delle attività che consentissero ai fedeli di rimanere a contatto con la Chiesa?

Parto da una personale esperienza per poi allargarmi a cerchi concentrici e toccare il cuore della Chiesa di Assisi e della sua Diocesi. Con “buongiorno brava gente”, espressione dell’iniziale cammino di Francesco d’Assisi, ho cercato di essere vicino commentando il Vangelo del giorno, portando i fedeli sui luoghi di Francesco quotidianamente. Ne è nata un’esperienza straordinaria, visibile attraverso i commenti sulla mia pagina Facebook e le migliaia di lettere giunte alla nostra Redazione della Rivista san Francesco. Queste ultime sono state lette e portate come testimonianze durante la serata di solidarietà trasmessa da Rai1 “Con il Cuore nel nome di Francesco”.

La nostra Comunità Francescana ha preparato delle apposite catechesi e messo a disposizione un numero verde per stare accanto alle persone che vivevano sofferenza, lutto, improvvisa perdita del lavoro, smarrimento e speranza. Le parrocchie di Assisi hanno fatto l’impossibile. I pastori hanno cercato di stare accanto ai propri fedeli con ogni mezzo a disposizione. Le celebrazioni volute dal Vescovo, in comunione con Gerusalemme e Roma, hanno visto una straordinaria partecipazione. E poi, infine, segni e simboli che da Assisi hanno fatto il giro del mondo per stare accanto a tutti, ne cito uno: la Croce di luci sulla piazza antistante la Basilica di san Francesco che richiamava al dolore e, al contempo, alla speranza, alla resurrezione.

Oltre ad un impegno costante ed accorato dedicato alla comunità, possiamo immaginare come all’interno dello stesso Santuario la vita quotidiana sia stata molto colpita dall’emergenza sanitaria. Al di là, quindi, delle attività che sono state dedicate al territorio, alla comunità dei fedeli, in che modo sono cambiate le dinamiche interne al Santuario?

È evidente che la Comunità del Sacro Convento, composta da circa 70 frati provenienti da 17 nazioni, tutta protesa dopo la preghiera comune a servire e a stare accanto ai 6 milioni di pellegrini che ogni anno giungono ad Assisi, si è trovata come tutti smarrita…sotto choc. Ma si è riunita attorno all’Eucarestia quotidiana, fonte e culmine della vita cristiana e cuore di ogni fraternità. Elemento sorgivo e fondante di una fraternità. Questo ha permesso di avere la bussola esistenziale spirituale dinanzi al proprio cammino e riorientare la vita fraterna con incontri di approfondimento, con la preghiera costante e anche un apostolato mirato che ha portato diversi frati della Comunità nei luoghi dove era necessaria una presenza di sollievo e conforto.

Altro aspetto fondamentale è quello economico-finanziario, con i vari settori che versano in condizioni molto complicate. In che modo il vostro Santuario è stato scosso dalle mancate entrate dovute al lockdown? Che futuro vi si prospetta di qui a qualche anno?

La vita comunitaria si regge attraverso le offerte quotidiane e le diverse attività culturali e l’esercizio del proprio Ministero. Se questo viene meno, come di fatto è accaduto, Francesco d’Assisi ci diceva e ci invita “a lavorare con le proprie mani… e a volere che tutti lavorino”. E allora l’orto che circonda la Basilica di san Francesco, la Questua, gesto antico e sempre nuovo, e la ricerca di fondi straordinari per la manutenzione del Complesso Monumentale, attraverso gli Enti istituzionali preposti, sono preziosi momenti di vita e impegno quotidiano.

È evidente che la parola chiave per il francescano, ma anche per il cristiano, che dona sorriso, sollievo e speranza è la Provvidenza di Dio nella vita quotidiana, nella vita di ogni uomo. Intanto speriamo che la crisi legata al Covid-19 possa risolversi nel più breve tempo possibile, certi che l’incessante preghiera della Comunità ecclesiale sparsa nel mondo interceda presso il cuore di Dio. Ci lasceremo misurare dal tempo e lasceremo che questo tempo ci parli, se è vero che la vita quotidiana è il luogo per eccellenza dell’azione della grazia di Dio.

Siamo certi che le parole di papa Bergoglio dettate il 27 marzo 2020, in occasione del momento straordinario di preghiera in tempo di pandemia, rappresentino per tutti noi un cammino da percorrere nella rimodulazione di percorsi, atteggiamenti e stili di vita.

Mi piace riportare uno stralcio di quella riflessione che ha lasciato in me una profonda eco e che, a distanza di mesi, risuona nel mio cuore, nella nostra Fraternità: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?!». Signore, la tua Parola stasera ci colpisce e ci riguarda, tutti. In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: “Svegliati Signore!”. «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».

Signore, ci rivolgi un appello, un appello alla fede. Che non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te. In questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: “Convertitevi”, «ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12). Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita.

Chiara Dessì

Curiosa di natura, la voglia di scoperta mi ha portata a studiare Giurisprudenza a Roma. Considerando quanto piccola sia la mia amata Corleto Monforte, andare sulla Luna non sarebbe tanto sconvolgente. Da Fellini a Cenerentola, da Puccini a Vasco: amo l'arte ed il bello, in qualsiasi forma. Non chiedetemi come faccia a trovare del bello anche in migliaia di pagine di Procedure: vado dove mi porta il cuore.

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